h: 16.38, Genova 19/04/2010
Sono finalmente riuscito a fermarmi un attimo, catapultato da un luogo all’altro dalle 7.30 di questa mattina. Un risveglio triste e malinconico tra le braccia di Andrea, il tempo di qualche parola, qualche bacio, qualche carezza, il tempo di pensare che io non sto partendo, che lui è in bagno a prepararsi per andare a lavorare e che stasera lo rivedrò. Attimi in cui la mente vaga, in cui ti riempie di speranze che si infrangono quando con altrettanta rapidità lo sguardo cade sui nostri borsoni, preparati svogliatamente la sera prima, che giacciono ai piedi del letto.
Lacrime che solcano ora il suo viso poggiato sul mio petto, lacrime che io trattengo fino ad ora, mentre seduto su una panchina, solo con i miei pensieri, aspetto di imbarcarmi per Olbia.
Un bimbo mi guarda sorridendo. Non parla ma gesticola e tenta di farsi capire. Mi offre una patatina completamente sbavata che accetto volentieri scucendo una risata alla sua mamma. Siamo omonimi scopro poco dopo. Anche lui è in viaggio dalle sette del mattino dopo un doppio annullamento del volo per Catania. La nave è pronta, vado.
h: 22.32, In Nave 19/04/2010
Sono finalmente in viaggio verso casa. Il continuo ronzio dei motori è interrotto sporadicamente dalla voce della Ventura alla TV. Al capitano piace la Mona nazionale evidentemente. Fuori il buio totale. Nelle poltrone di fronte una giovane coppia dorme già, abbracciata. Li invidio, si. Se non altro hanno affrontato questa serie di disagi insieme. Mi manca veramente tanto. Più ci penso più vorrei fosse qui con me. Mi sento triste. No felice. Non riesco a capire.
Mi ha lasciato a Linate questa mattina alle 9, quando pareva che tutti i voli sarebbero partiti. Il tempo di ritirare il biglietto, comprare il giornale e vedere inesorabilmente i primi voli cancellati. Londra, Parigi, Francoforte. Ho pensato fosse normale, fino all’annuncio di chiusura di tutto lo spazio aereo. Entro nel panico, scrivo ad Andrea. Si preoccupa pure più di me, mi chiede di raggiungerlo a Novara (purtroppo lui lavora il lunedì) non può fare granché. Si ripresenta l’ipotesi nave, ormai pare l’unica degna di nota per aver la sicurezza di poter tornare a casa. Nel frattempo devo recarmi a Milano in Stazione Centrale. Mi perdo per 20 minuti a Linate, entro ed esco ogni volta dalle medesime porte finché non capisco che il bus si trova nella parte degli arrivi, al piano di sotto.
In stazione centrale trovo il delirio, code ovunque,sia nelle biglietterie automatiche che in quelle tradizionali, lunghe diversi metri. Sento ancora Andrea, mi vuole accompagnare ma non è il caso di creare ulteriori casini, andrò a Genova in treno.
Non mi pare di avere il tempo materiale per fare la fila, resto cinque minuti come intontito a fissare le persone, poi da perfetto terrone trovo un varco stupendo per l’inserimento e mi ci ficco. (Don’t try this at home). Do ancora un occhiata intorno con perfetta nonchalance, nessuno ha nulla da obiettare, bene. Dopo un’oretta riesco ad avere il mio biglietto, Andrea prenota la nave e salgo sull’Eurocity per Genova. Ci arrivo alle 14.40, mi dicono che il porto è a 10 minuti a piedi dalla stazione. Mi incammino, ovviamente sbaglio strada perché piuttosto che seguire le indicazioni faccio di testa mia, convinto di accorciare e finisco nel percorso riservato alle sole macchine. Tentano di tirarmi sotto ben due volte ma sopravvivo.
Tra una telefonata e l’altra mi avvio all’imbarco, ennesima coda per ritirare il numero della poltroncina e finalmente posso sistemarmi.
Domani arriverò ad Olbia alle 7 del mattino, un orario che pensavo esistesse solo nei giorni in cui mi sparo 4 Sex on the Beach e 4 birre di seguito.
Spero di riuscire a prendere il diretto per Cagliari delle 7.51 che non so ancora quanto ci metterà.
Cerco di dormire un po’, sperando al mio ritorno di aver voglia di copiare queste quattro righe sul pc.
Buonanotte
Gigi