venerdì 23 ottobre 2009

Paris, J’adore (jour 3, part 2)

Sono tremendamente sconclusionato (ma si può dire?). Ogni volta che decido di iniziare qualcosa, mai una volta che la porto a termine. Credo di esserci riuscito solo con il liceo e la patente. Spero di poterlo fare anche con l’università, ma non è di questo che voglio parlarvi oggi. Riprendo la radiocronaca delle mie giornate parigine esattamente dal punto in cui l’avevo lasciata, ovvero il momento seguente alla mia seduta nel cesso pubblico in un parco di periferia. Si, decisamente romantico.

Dopo essermi vagamente liberato, riprendiamo l’immensa marcia verso il Roland Garros. Andrea doveva portare un souvenir al suo tenero fratellino. (Mirkè, biondo con gli occhi chiari, gliel’ho detto io che ho toppato nella scelta, mi son preso il modello base) Torniamo indietro sulla strada principale e costeggiamo un lunghissimo ippodromo. Entrambi devastati dall’immensa camminata, a parte la pausa WC non ci sedevamo da quasi tre ore, finalmente iniziamo a leggere i primi cartelli che ce lo indicano. Chiediamo in giro e ci dicono di attraversare l’ennesimo parco. Trattasi del giardino delle serre, che come facilmente intuibile dal nome conteneva al suo interno tantissime serre ricche di ogni tipo di pianta. Purtroppo erano tutte chiuse da qualche oretta, ma dalle porte si poteva intravedere qualcosa. Le piante grasse enormi ad esempio erano spettacolari. Sotto la foto.


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Menzione d’onore al senso dell’orientamento di Andrea che giustamente ha pensato bene di aggiungere un buon chilometro a quelli già fatti, non seguendo la strada che indicavo io (breve slancio d’orgoglio maschile). Ovviamente gliel’ho tirata per tipo una ventina di minuti dopo aver scoperto che se mi avesse dato ascolto saremmo arrivati un tantino prima. Prevedibilmente lo stadio, con annesso negozio di souvenir era chiuso. Quindi abbiamo giusto fatto in tempo a scattare le foto di rito e a testare la mia ignoranza in materia di tennis. In cima allo stadio erano presenti alcune targhe simil lapide tombale, nelle quali vi erano scritti i nomi dei vincitori del Roland Garros maschile e femminile dal 1891 a oggi. Conoscevo tra tutti solo Serena Williams e Nadal.



Fortunatamente lì vicino vi era una fermata della metro che ci ha portati dritti a casa. Doccia di rito nel classico box 30x30, roba da star meglio in un carro bestiame con un gregge di pecore (che è anche più pulito) e via nella notte Parigina per la più romantica delle tappe. Crociera sulla Senna al chiaro di luna. Ad esser sinceri suppongo che la luna non si vedesse causa cappa di smog, però dirlo faceva scena. Imbarco alle 22:00 sotto la Tour Eiffel luccicante a mò di luminaria natalizia per lo scoccare dell'ora esatta. Siam rimasti immediatamente colpiti dalla gran quantità di barche, attraccate e non, sulle quali dozzine di persone cenavano a lume di candela, cullate dal lento ondeggiare del fiume. Ogni ponte sotto il quale passavamo era uno spettacolo, ogni edificio sulla riva destra o su quella sinistra un capolavoro, le due tizie in prossimità del quartiere latino che si son sollevate maglietta e reggiseno mostrandoci le tette e urlando a squarciagola, un pò meno. E così scorrevano accanto a noi gli edifici della famosa Île de la Cité, Notre Dame, L'hotel de Ville, il Louvre, i succitati quartieri latini ma il momento più bello, quello che farebbe impallidire anche Moccia, è stato il passaggio sotto il ponte degli innamorati. Una triplice voce, francese, inglese e spagnolo, ci avvertiva che una volta sotto, i due fidanzatini avrebbero dovuto chiudere gli occhi ed esprimere un desiderio. Giuro che il cuore mi batteva come nel giorno dei colloqui del secondo quadrimestre. Mi sentivo un pò pirla, pensavo "e se lui non li chiude?e se poi mi sfotte uscendosene con una frase della serie che gran cagata?". Ma in nome di un contratto di matrimonio con anesso anello di zaffiri e comunione dei beni si fa questo ed altro. E così chiusi gli occhi, si passa sotto. Quando li riapriamo sorridiamo entrambi, domanda di rito "tu li hai chiusi?". Sospiro di sollievo, non ero stato l'unico deficiente. Concludiamo la crociera mano nella mano, nell'indifferenza più totale, come se non fosse una cosa normale, come se fosse straordinario il fatto che nessuno ci insultasse o ci prendesse a bastonate. Completamente ribaltato lo scetticismo iniziale, con la convinzione che il romanticismo parigino non sia solo un cliché, andiamo finalmente a cena. Ultima sera da McDonalds, con il mio stomaco che in ginocchio gridava pietà e via in camera per quella che a tutti gli effetti era l’ultima notte trascorsa completamente insieme in quel di Parigi. Quando ti vedi per pochi giorni al mese tieni anche il conto delle ore passate insieme. Puntualmente quando scocca la metà si piomba in quei momenti di tristezza alternata. Iniziano le considerazioni sulla vacanza, sulla voglia di poter passare ogni singolo giorno insieme, sulla gioia infinita che si prova a star vicini, su un lettone tutto rosa, in una camera tutta rosa a fantasticare sul futuro. Ed è anche il momento che temo di più. Mi trasformo nella peggiore telespettatrice di Maria de Filippi. Si inizia con brevi momenti di silenzio. Lo sguardo fisso nei suoi occhi. E le lacrime, puntuali come la scadenza del canone RAI il 31 Gennaio. Per qualche strano motivo evitiamo l’autodistruzione reciproca, quando piange uno, l’altro lo consola con teorie assurde sul fatto che il tempo passa in fretta e che in men che non si dica ci ritroveremo presto di nuovo insieme. Come se tutti i mesi non avessero su per giù 30 giorni, ognuno formato da 24 ore e via dicendo. E la cosa ancora più assurda è che ogni volta le nostre finte convinzioni paiono funzionare…almeno fino a quando non arriva veramente il tragico momento della partenza…

Gigi

4 commenti:

SkraM 23 ottobre 2009 alle ore 18:01  

Bhe la crociera sulla Senna di notte e con la citta illuinata deve essere qualcosa di veramente bello e romantico. Conoscendomi a me sarebbe venuta la tentazione di appoggiare la testa sulla spalla del mio aMMore :)

Davide 23 ottobre 2009 alle ore 19:04  

30x30??? ma che cazzo di doccia avevi in camera? :D e credevo che la mia fosse piccola. Vabbè, cmq che bello Gigi in versione romantica. (P.S. io non li avrei chiusi gli occhi, per poi pentirmene subito dopo, sono davvero stupido a volte) .

Anonimo 23 ottobre 2009 alle ore 22:36  

Non ci posso credere che nn conoscevi Nadal! Tu scherzi come al solito eehhehhhhhhhhh.
Il tuo resonconto è stato molto dettagliato ma.......come una zoccolona petulante.....mi aspettavo più particolari in camera XD (doccia a parte 30x30:2 =15x15)
Raga...auguri x il vostro amore..se ti accontenti Gige' unmilione di qst giorni.

Gigi 23 ottobre 2009 alle ore 22:41  

aho sfatiamo il mito della doccia! 30x30 è un'esagerazione, anche perchè altrimenti sarebbe stato veramente un buco! Però come Manu ha fatto notare, in due si stava molto molto stretti...

Grazie Manu *_*

Davidì, ti giuro che ero tentato. Volevo tenere gli occhi aperti per vedere se lui li chiudeva! Poi ho lasciato perdere...

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