sabato 23 luglio 2011

La prima volta in webcam (penultima e settima parte)


Arrivai a casa incredibilmente dispiaciuto. Ogni ora che passava era una stilettata nello stomaco. Stavano morendo trafitte una a una tutte le farfalle che in quel mese e mezzo lo avevano animato. Gli scrissi ancora, in un impeto di patetismo. Ero stupido all’epoca. Ero convinto di poter controllare tutto. Lui mi avrebbe risposto, in virtù di quello che avevamo costruito in tutti quei giorni. Perché non aveva la stessa mia esigenza di stare insieme ogni minuto?

Perché non era uno stalker. Anche se all’epoca forse nemmeno esistevano. O meglio, la Hunziker ancora non li aveva portati alla ribalta.

"Perché non rispondi ai messaggi?”

A pensarci ora rabbrividisco. Avevo lo stile di una campagna pubblicitaria contro l’abbandono degli animali. Una versione modificata di quella con Rocco Siffredi protagonista. “Non ti faccio pena? Inculami ti prego”.
In queste circostanze le domande non funzionano. E’ sempre così. Ma sono cose che si imparano con l’esperienza. Se non ti ha risposto prima, cosa ti fa credere che ti risponda dopo?
E infatti così fu. Passai una notte insonne, a rigirarmi tra le lenzuola appiccicaticce per il gran caldo cagliaritano e a lottare contro le zanzare, ammazzandomi e ammazzandole tra un pensiero e l’altro. Nemmeno il sorgere del sole fece cessare i miei dubbi e l’inizio di una nuova giornata coincideva semplicemente con l’inizio di un nuovo giorno d’attesa. Perché a pochi chilometri di distanza da me, probabilmente si stava svegliando anche lui. Faceva colazione, lottava con l’alzabandiera mattutino, si preparava per andare a scuola, forse. O era in ospedale, peggio era morto, era caduto in un fosso, aveva avuto un grave incidente in scooter.

E’ colpa di mia madre. L’apprensione dico. Per lei qualsiasi cosa può potenzialmente portare alla morte. “Non passare tra l’erba alta che ci sono le zecche, ti pungono e muori”. “Non accarezzare quel cane, può avere la rabbia, ti morde e poi muori”. “Stai attento a non cadere, ti può venire un’infezione grave, peggio il tetano e poi muori”. Poi si stupisce quando un dolore intercostale diventa un infarto e un prurito a un braccio la lebbra. Perché anche il classico “non accettare caramelle dagli sconosciuti” era ormai desueto. La nuova generazione aveva bisogno di ulteriori raccomandazioni. Non bastava nemmeno l’evergreen “non salire in macchina con nessuno”. Lei lo condiva talvolta con tesi improbabili sull’espianto degli organi e il loro commercio illegale, talvolta con il rapimento a scopi pedopornografici. Mi aveva preparato a tutti i drammi della vita. Non aveva certo minimamente messo in conto che purtroppo, spesso, le pene d’amore provocano più sofferenza del dolore fisico. O l’aveva fatto, ma certe cose probabilmente non si possono insegnare, si imparano e basta.

Passò un altro giorno. Un giorno di merda. Mi chiedevo se fosse possibile stare così male per uno sconosciuto. In fondo cosa sapevo di lui, a parte la mappatura delle vene del suo pisello? Mi chiedevo perché non mi ero accorto che la piega che stava prendendo la nostra conoscenza era totalmente basata su un fattore fisico-sessuale. Perché gli avevo permesso di trascinarmi dentro quello strano gioco erotico e di usarmi per la sua sega quotidiana? E la risposta era logi-tech. Perché piaceva anche a me. Come quando fai presente a un fumatore le conseguenze del fumo e nonostante ciò non riesce a smettere, io ero consapevole dell’effetto deleterio che lui aveva per me, ma non riuscivo a smettere di cercarlo.

Tutto quel pensare ininterrotto, mi condusse ad un unico punto. Se il fisico voleva, il fisico avrebbe avuto. Per la seconda volta da quando lo avevo conosciuto, stavo per fare qualcosa che mai prima di allora avevo pensato di fare. Presi il telefono e scrissi un messaggio che, una volta di più, mi sbatteva in una condizione di inferiorità rispetto a lui. Un messaggio che nemmeno la squinzia più squinzia di via Olgettina 65 ha mai scritto. Un messaggio col quale svendevo completamente me stesso:

"Per tutta questa settimana sono solo a casa. Se ti va, un giorno potresti prendere il treno e venirmi a trovare. Fammi sapere”.

Se non altro, a quel messaggio rispose…

Gigi

8 commenti:

JC 23 luglio 2011 alle ore 13:40  

Devono aver clonato mia madre, perché tutte le paure che spaventano la tua sono le medesime. Aspetto con ansia l'ultimo capitolo che si preannuncia movimentato ;)

Bert 23 luglio 2011 alle ore 16:30  

maledetta Hunziker che ha inventato gli stalker!

Anonimo 24 luglio 2011 alle ore 00:23  

ma qual'è quella madre che non farebbe così??
Non sarebbe più una mamma, ma semplicemente una femmina!!!!!!!

Scusa Gigi hai fatto il militare tu? Penso di no; ergo che cazzo sai di alzabandiere mattutine??
Io ne ero un esperto mortaista a quei tempi ;D;D;D;D;D;D;D;D

Gigi 24 luglio 2011 alle ore 01:03  

Eh Manu, uhauah ho dormito con qualche uomo :)

Anonimo 24 luglio 2011 alle ore 13:43  

Beato tu.................ggrrhhhhhhhh

Vince Symo 24 luglio 2011 alle ore 19:37  

Caspita, eri proprio cotto! :)
Dalle tue parole, però - magari mi sbaglio -, mi pare di leggere ancora come un certo recriminarti qualcosa.
Io penso che, anche se la tua sia stata semplice ingenuità, è lui ad essere stato alquanto stronzetto, non penso tu ti sia magari comportato in modo anomalo. Ma questi sono miei pensieri, per carità. ;)

A 'sto punto spero in un riscatto nel finale. :D

Gigi 24 luglio 2011 alle ore 21:26  

No no, ora figurati Vince, non mi recrimino niente. L'ho fatto quando sono stato male, perché diciamolo, un po' pirla lo sono stato. Ma mò no, assolutamente, volevo solo si capisse che nonostante magari possa sembrare un'assurdità prendersi una cotta in così poco tempo e per una persona mai incontrata nella vita reale, per me evidentemente all'epoca non lo è stata :)

Vince Symo 24 luglio 2011 alle ore 21:55  

Gigi, io non penso che tu sia stato pirla, e neanche, alla fine, che sia così tanto un'assurdità innamorarsi di una persona, volerle bene, che non si è mai magari incontrata nella vita reale. Credo sia una questione di sensibilità, anche solo attraverso un monitor ed una tastiera, di comprendere i reali sentimenti della persona con cui coscientemente s'interagisce e non approfittarne per i propri "porci comodi" (è proprio il caso di dirlo, in questo frangente... ihih... :P). Ergo, che simpaticone quel Gigi; mi metto nei tuoi panni e provo a capirti. ;)

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