domenica 31 luglio 2011

Orgogliosamente dalla parte sbagliata.


Umberto Bossi ieri, in merito alla bocciatura della legge contro l’omofobia:

"Meno male, non è passata l'aggravante dell'omofobia.Tutti sperano di avere figli che stanno dalla parte giusta, questo è un augurio che facciamo a tutti, non era giusto aumentare le pene per quelli che si sentono anche un po' disturbati da certe manifestazioni, persone normali che a volte si lasciano scappare qualche parola in senso anche bonario".

Trattasi dell’ennesimo commento a tinte omofobe del leader del carroccio. Credo sia inutile ormai qualsiasi ulteriore considerazione.

Quello che non ricordo è quale sia la sua parte giusta. La destra o la sinistra?

Gigi

sabato 30 luglio 2011

Impariamo insieme: Judas, di Lady Gaga



Giuro, non ho postato questo tutorial per il ballerino.

Non ho pensato “cazzo quant’è figo, che pettorali stupendi”.

Non ho nemmeno minimamente desiderato che gli cadessero per sbaglio i calzoni.

Non ho fantasticato su altre doti, oltre a quelle evidenti.

In realtà non so nemmeno perché l’ho postato. Mica mi interessa…

A RIDICOLAAAAAAA

Gigi

venerdì 29 luglio 2011

Amy Winehouse beveva troppo (poco).


A pochi giorni dalla scomparsa della famosa cantante si sprecano ovunque le tesi che riguardano il suo prematuro decesso. L’autopsia purtroppo non è stata in grado di rivelarne immediatamente le cause e gli esiti di tutti i prelievi saranno disponibili solo tra alcune settimane.
Nel frattempo mi è balzata agli occhi una notizia che comprende tra le cause del decesso il fatto che la Winehouse fosse da ben tre settimane astemia. Tale Julian Spinks, uno dei dottori che l’ha avuta in cura, ha infatti affermato che il fatto che si passi di botto da una quantità abnorme di alcol fino allo zero assoluto può provocare degli scompensi che conducono a uno stato di semi-incoscienza con conseguente soffocamento. Il consiglio dei medici, secondo indiscrezioni, è stato quello di smettere di bere gradualmente, ma lei, probabilmente dopo la fischiatissima tappa di Belgrado con conseguente annullamento del tour, avrebbe smesso di botto.

Non sono un dottore, però a me queste notizie sanno di tentativo di riabilitazione post-mortem, magari per fare da apripista all’ormai imminente uscita del suo terzo album.

Gigi

mercoledì 27 luglio 2011

L’erede di GemmaDelSud

L’ho cercata, tanto. Ho passato nottate insonni ma finalmente l’ho trovata. E’ Lei, l’erede di Gemma!Un video coi baffi!




Gigi

Una giornata con papà.


Se la vita fosse un telefilm, sarebbe la cura giusta per tutti i mali.
Non c’è telefilm nel quale l’imberbe adolescente protagonista non trovi, almeno una volta, sollievo per il suo mal de vivre in una fantasmagorica giornata insieme al suo vecchio. Poco importa se per spaccio di droga si trovi in carcere o se tra un tira e molla con la sua giovine ex moglie trovi il tempo di ingravidare un’altra donna, il papà è sempre il papà.
E merita puntate speciali, incontri strappalacrime, riabilitazioni durante tutto il corso di svolgimento della storyline. Ironia della sorte, per non si sa quale strano assunto, se il papà non è stato abbastanza stronzo è destinato a perire miseramente. Leggasi Jonathan Kent.

Ma ovviamente la vita non è un telefilm e benché per fortuna, la maggior parte delle volte non esistano casi limite come i succitati, una giornata con papà non allevia di certo i mali, anzi nel mio caso li moltiplica. Si, è un brav’uomo per carità, un grande lavoratore, un padre sempre presente ma con evidenti “deficit comunicativi” con i suoi figli.

Si scherza, a volte si ride, ma spesso non è proprio in grado di capirci. La maggior parte delle volte si litiga, si discute, spesso si rasentano i cazzotti, che per fortuna per ora non sono mai arrivati. Alcuni giorni sono tremendamente intollerante, non riesco a sopportarlo nemmeno se sta seduto in poltrona davanti alla Tv perché mi urtano le sue fastidiose abitudini. Tipo tenere il volume di qualsiasi cosa venti tacche sopra la media, perché dice d’essere sordo. O non chiedere mai qualcosa ma pretendere che venga eseguita. E non funzionano nemmeno le minacce, mica poi tanto velate, di rinchiuderlo in un ospizio appena possibile, lui continua imperterrito ad esercitare il suo potere tra le mura domestiche.

Fondamentalmente non ci siamo mai presi. Complici anche le sue battute omofobe, il suo essere così ostentatamente filo-Berlusconiano e la sua bonaria ignoranza, tipica dell’elettorato medio del PDL.
Compensa con una straordinaria disponibilità, nonostante le male parole che gli piovono addosso un giorno si e l’altro pure e il fatto che nel suo mondo si vede che ci vuole bene.

Ma non basta. Soprattutto quando sei costretto a dover trascorrere 12 ore di seguito con lui accanto.

Preferirei una giornata con
Leatherface.

Gigi

martedì 26 luglio 2011

La prima volta in webcam (Epilogo)


“Sono stanco di dire bugie ai miei genitori, non posso prendere il treno quando voglio senza dire loro dove vado”. Fu la sua risposta.

"Che ti frega, bugia in più bugia in meno”. Tentai di replicare nell’estremo tentativo di non venire scaricato per la seconda volta.

"No basta, mi dispiace, non me la sento”. Troncò di botto il discorso.

Liquidato in due messaggi. Gli scrissi se potevamo comunque continuare a sentirci, convinto del fatto che prima o poi sarei riuscito a portarmelo a letto. Quello strano rapporto unidirezionale mi aveva completamente fatto uscire di testa.
Ma la vita, purtroppo o per fortuna, non è un film Bel Ami. Non bastano due sguardi complici e quattro battute erotiche prima che un pisello ti venga sbattuto in faccia, nella migliore delle ipotesi. Qualcosa in quell’idillio che mi era parso di vivere fino a quel momento si era rotto per sempre. Gli scrissi altre due volte nei giorni seguenti, per puro masochismo. Al primo messaggio non ricevetti risposta, al secondo si, fu una replica agli insulti che gli mandai. Insulti pesanti, perché c’ero rimasto davvero male. Insulti che non so se meritava, alla fine a parte i brucianti strascichi, mi ero divertito anche io. Insulti che comunque in quel momento secondo me ci stavano bene. Come un bicchiere d’acqua dopo un gelato o la coca cola al Mc Donald’s.

Col senno di poi, tuttavia, penso che una bella batosta era quello che ci voleva. Perché fino a quel momento ero convinto di esserne immune. Immune dalle pene d’amore. Fino a poco tempo prima ero io che acchiappavo dei poveretti, facevo perdere loro del tempo e quando mi stancavo e le cose iniziavano a diventare troppo serie inventavo scuse su scuse per chiudere tutto. Non lo facevo con cattiveria. Mi sentivo solo. Ero strapieno di amici ma nessuno sapeva di me. Cercavo di dominare l’ansia che mi provocava quella situazione condividendone alcuni aspetti con persone che ogni tanto acchiappavo in chat e che sentivo per mesi. Quando mi chiedevano di vederci glissavo o sparivo. Insomma, un po’ quello che aveva fatto lui con me. Magari aveva solo paura, magari non accettava ancora alcuni aspetti di sé.
Finalmente avevo espiato parte dei miei peccati. Avevo abbandonato per una volta il ruolo di castigatore. L’inculata, in quel caso purtroppo solo metaforica, l’avevo presa io. Un’inculata rude, dolorosa, di quelle piazzate a tradimento senza lubrificante.

Da lì in avanti andai con i piedi di piombo e smisi di fare lo stronzo. Portavo avanti solo le conoscenze che mi stimolavano e dalle quali avrei voluto nascesse qualcosa di più di un semplice scambio epistolare o combattimento di cazzi in webcam.
Tuttavia, non pago della pessima esperienza con i ragazzi più giovani, di lì a poco persi altro tempo con un ragazzetto tre anni più piccolo di me. Sveglio, carino, abbastanza divertente e tremendamente dolce. Studiava Economia Politica, al primo anno, cercava uno che tra le altre cose gli facesse da Cicerone. Io, al massimo, avrei potuto fargli da Cicciolina. Almeno lì arrivai al secondo appuntamento, ma era evidente che le cose non potevano funzionare. Lo incontrai la prima volta sotto un lampione nel centro di Cagliari. Dal vivo era anche meglio, ma non scattò, per entrambi la fantomatica scintilla. E le sue mutande antistupro a cuoricini non aiutavano di certo. Di quell’esperienza mi rimase la conoscenza del sito Spetteguless.it, al quale mi indirizzò lui, citando un fantastico post sull’omosessualità di alcuni ragazzi di Amici di Maria De Filippi. Grazie a quel post e a tanti altri dei quali spizzavo le foto profilo dei commentatori, conobbi Blog al 2^, di Ale e Lolò, che portò alla mia prima volta in quel di Roma con la conoscenza di splendide persone e in seguito alla collaborazione con Mirketto e alla nascita di Bloginpillole. Per vie traverse, con una serie di coincidenze paurose, quello stesso appuntamento mi portò in poco più di un anno alla conoscenza di Andrea. Insomma, senza saperlo quel piccoletto dell’88 mi cambiò la vita. Ironia della sorte, anche lui si chiamava Andrea.


Ma tra un Andrea è l’altro intercorse un altro ragazzo, due anni più grande di me. Avevo deciso di dire “altolà ai minorenni”, (si a Valsoia) visto che portavano solo beghe. Citofonare Ruby Rubacuori. Fu durante uno dei nostri primi appuntamenti al porto, sotto una fantastica luna, in una freddissima notte di dicembre inoltrato che, abbracciati all’interno della sua macchina, cominciammo a parlare delle nostre esperienze precedenti. Raccontai proprio tutto, di getto, e solo alla fine, sorridendo mi disse:

"Aveva un pupazzo rosa/bianco come immagine del profilo?”

""S-si” - Risposi balbettando.

""il suo indirizzo MSN era…”. Non c’erano dubbi, era incredibilmente esatto. Lo ricordavo ancora a memoria. Sorridevo, a quel punto ero felice, stavo uscendo con un ragazzo che mi piaceva e Gigi era diventato solo esperienza formativa. Un credito extra.

"L’ho sentito fino a una settimana prima di conoscere te, ci sentivamo spesso, anche perché non ha molto da fare durante il giorno”.

”In che senso?” Chiesi piuttosto incuriosito.

"Ah ma quindi l’ultima volta che l’hai sentito tu….”

Su quelle ultime parole mi si gelò il sangue. Furono un cazzotto nello stomaco, di quelli che ti lasciano quei dieci secondi senza respiro. Non chiesi nulla, né come stava né come successe tutto, fu lui a continuare. Quel momento lo ricordo ancora oggi. Ricordo un brivido violento lungo la schiena, un misto di incredulità e dolore. La voglia, nonostante i mesi di sofferenza che mi aveva lasciato in eredità, di prendere il telefono e chiamarlo per sapere come stava, se soffriva.

Domande banali insomma.

Era ovvio che soffrisse.

Un brutto incidente in macchina di ritorno da una discoteca, aveva interrotto, probabilmente per sempre, a 17 anni, il suo sogno di poter diventare un giorno schiacciatore della nazionale italiana di pallavolo.

Gigi

lunedì 25 luglio 2011

Pillole D’Amore.


- Più di 40.000 sms scambiati.

- Più di 5.000 ore trascorse tra MSN, videochiamate e telefonate.

- Più di 2500 “Ti Amo”.


- Più di 1500 “Buongiorno” e “Buonanotte”.


- Più di 1200 gli euro spesi tra Hotel e Ostelli.

- Più di 750 giorni insieme.


- Più di 650 i Km di distanza che ci separano.

- Più di 300 gli euro spesi in ricariche telefoniche.

- Più di 200 i messaggi memorizzati sulla cartella “Andrea”.

- Più di 120 i chili totali della mia valigia durante i viaggi nel continente.

- Più di 40 ore totali trascorse in aereo.

- 25 mesi insieme.

- 22 gli aerei presi per vederci.

- 18 i musei e i parchi visitati insieme.

- 5 gli hotel che ci hanno ospitati nelle nostre fughe d’amore.

- 3 le lettere della parola che usiamo più spesso.

- 2 i bambini che vorremo avere.

- 1 vita da trascorrere fianco a fianco.


Ti amo amore mio, Buon Mesiversario.


Gigi

Pubblicità golosa

E dopo tutti questi post di uccelli e webcam vi sarà venuta certamente fame. Come? Avete voglia di altro? Scommetto che avete voglia di qualcosa di gustoso e cremoso.

Per caso la risposta era un Kinder cereali?

Sì, scommetto di si. Comunque quello che volevo chiedervi, vi è mai capitato di tenere una confezione di questo cioccolato in borsa, in tasca, nello zaino e magari fa pure caldo? E avete poi provato ad aprirlo?

Penso che abbiate fatto molta molta fatica a non sporcarvi le mani e a cercare di tenerlo bello duro e vi sarete pure sporcato tutta la bocca. Ovviamente io sto sempre parlando del Kinder cereali, non vorrei che qualcuno pensasse che io stia divagando.

Dunque, cosa ha pensato di inventarsi la Ferrero per porre rimedio a questi inconvenienti? Kinder cereali summer... l'ho scoperto in modo del tutto casuale tra gli scaffali del Carrefour senza che nessuno me ne avesse dato notizia e peggio ancora senza che avessi visto un solo spot pubblicitario che lo avesse sponsorizzato. Insomma, sono proprio un attento osservatore dei prodotti dolciari :D

Praticamente la Ferrero ha pensato di mettere la tavoletta di cioccolato e riso soffiato in una piccola vaschettina di plastica

così anche se perde la sua durezza lo si può sempre mangiare e gustare con un praticissimo (ma anche no) cucchiaino che trovate sul retro della confezione

Ovviamente non volevo fare pubblicità gratuita alla Ferrero che non ne ha certamente bisogno, ma questo nuovo prodotto mi ha fatto pensare su quanto materiale sprechiamo tutti i giorni per confezionare i prodotti di consumo. Solo per questo Kinder cereali summer è stata usata una sottile pellicola di alluminio, una vaschetta di plastica, un cucchiaino di plastica, un'etichetta nonché un cartoncino e plastica per la confezione che contiene le vaschette....tutto materiale che va dritto dritto nella spazzatura. Kinder cereali "classico" almeno aveva solo l'involucro che era possibile pure accartocciare occupando molto meno spazio.

E da questo punto di vista devo scoccare una freccia a favore di Apple (in maniera del tutto disinterressata) che propone i suoi prodotti con confezioni ultra-minimali, insomma il minimo indispensabile perchè si sà, tutto il resto è monnezza.

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domenica 24 luglio 2011

Pagamento in natura. Sesso in hotel.


Un imprenditore svedese, possessore di una catena d’alberghi in tutto il mondo, ha da poco annunciato che tra non molto, per poter alloggiare in uno dei suoi lussuosi hotel, si potrà pagare in natura.

L’idea, secondo me geniale, è quella di aprire al mondo le camere da letto di giovani coppie che, per pagarsi il soggiorno, potranno farsi riprendere mentre fanno sesso, tramite discretissime webcam. Tutto il materiale poi ovviamente finirà in rete, su siti specializzati, dove orde di segaioli vedranno in diretta le immagini private e pagheranno l’accesso con denaro sonante.

43 milioni di euro è il guadagno annuo stimato.

La notizia mi è stata passata dal consorte e la mia domanda è stata quasi d’obbligo, “tu lo faresti?”. Ovvia anche la sua risposta, “si”.

E pure io devo dire che approvo. Visti i tempi che corrono, vista la sanguinosa riforma del fisco che ben presto ci taglierà le vene, visto che comunque si tratta di fare sesso col proprio compagno/a, cosa che si presume due persone in vacanza facciano MINIMO una volta al giorno, ma anche due o tre, tanto vale cogliere la palla al balzo e cercare di risparmiarci su!

Ovviamente bisognerebbe leggere bene le condizioni, vedere di che tipo di hotel si tratta, si insomma, se ne vale veramente la pena. In linea di principio non la trovo un’idea malvagia.
Ma ora la domanda la rigiro a voi, vi fareste riprendere nell’intimità della vostra camera d’hotel, mentre giocate col vostro compagno/a? Si, insomma per soldi.

Ah, senza ipocrisia, aggiungo che dal mio punto di vista non si tratta solo di soldi. Cioè, la trovo un’idea quasi eccitante…

Buona Domenica Blog.

Gigi

sabato 23 luglio 2011

La prima volta in webcam (penultima e settima parte)


Arrivai a casa incredibilmente dispiaciuto. Ogni ora che passava era una stilettata nello stomaco. Stavano morendo trafitte una a una tutte le farfalle che in quel mese e mezzo lo avevano animato. Gli scrissi ancora, in un impeto di patetismo. Ero stupido all’epoca. Ero convinto di poter controllare tutto. Lui mi avrebbe risposto, in virtù di quello che avevamo costruito in tutti quei giorni. Perché non aveva la stessa mia esigenza di stare insieme ogni minuto?

Perché non era uno stalker. Anche se all’epoca forse nemmeno esistevano. O meglio, la Hunziker ancora non li aveva portati alla ribalta.

"Perché non rispondi ai messaggi?”

A pensarci ora rabbrividisco. Avevo lo stile di una campagna pubblicitaria contro l’abbandono degli animali. Una versione modificata di quella con Rocco Siffredi protagonista. “Non ti faccio pena? Inculami ti prego”.
In queste circostanze le domande non funzionano. E’ sempre così. Ma sono cose che si imparano con l’esperienza. Se non ti ha risposto prima, cosa ti fa credere che ti risponda dopo?
E infatti così fu. Passai una notte insonne, a rigirarmi tra le lenzuola appiccicaticce per il gran caldo cagliaritano e a lottare contro le zanzare, ammazzandomi e ammazzandole tra un pensiero e l’altro. Nemmeno il sorgere del sole fece cessare i miei dubbi e l’inizio di una nuova giornata coincideva semplicemente con l’inizio di un nuovo giorno d’attesa. Perché a pochi chilometri di distanza da me, probabilmente si stava svegliando anche lui. Faceva colazione, lottava con l’alzabandiera mattutino, si preparava per andare a scuola, forse. O era in ospedale, peggio era morto, era caduto in un fosso, aveva avuto un grave incidente in scooter.

E’ colpa di mia madre. L’apprensione dico. Per lei qualsiasi cosa può potenzialmente portare alla morte. “Non passare tra l’erba alta che ci sono le zecche, ti pungono e muori”. “Non accarezzare quel cane, può avere la rabbia, ti morde e poi muori”. “Stai attento a non cadere, ti può venire un’infezione grave, peggio il tetano e poi muori”. Poi si stupisce quando un dolore intercostale diventa un infarto e un prurito a un braccio la lebbra. Perché anche il classico “non accettare caramelle dagli sconosciuti” era ormai desueto. La nuova generazione aveva bisogno di ulteriori raccomandazioni. Non bastava nemmeno l’evergreen “non salire in macchina con nessuno”. Lei lo condiva talvolta con tesi improbabili sull’espianto degli organi e il loro commercio illegale, talvolta con il rapimento a scopi pedopornografici. Mi aveva preparato a tutti i drammi della vita. Non aveva certo minimamente messo in conto che purtroppo, spesso, le pene d’amore provocano più sofferenza del dolore fisico. O l’aveva fatto, ma certe cose probabilmente non si possono insegnare, si imparano e basta.

Passò un altro giorno. Un giorno di merda. Mi chiedevo se fosse possibile stare così male per uno sconosciuto. In fondo cosa sapevo di lui, a parte la mappatura delle vene del suo pisello? Mi chiedevo perché non mi ero accorto che la piega che stava prendendo la nostra conoscenza era totalmente basata su un fattore fisico-sessuale. Perché gli avevo permesso di trascinarmi dentro quello strano gioco erotico e di usarmi per la sua sega quotidiana? E la risposta era logi-tech. Perché piaceva anche a me. Come quando fai presente a un fumatore le conseguenze del fumo e nonostante ciò non riesce a smettere, io ero consapevole dell’effetto deleterio che lui aveva per me, ma non riuscivo a smettere di cercarlo.

Tutto quel pensare ininterrotto, mi condusse ad un unico punto. Se il fisico voleva, il fisico avrebbe avuto. Per la seconda volta da quando lo avevo conosciuto, stavo per fare qualcosa che mai prima di allora avevo pensato di fare. Presi il telefono e scrissi un messaggio che, una volta di più, mi sbatteva in una condizione di inferiorità rispetto a lui. Un messaggio che nemmeno la squinzia più squinzia di via Olgettina 65 ha mai scritto. Un messaggio col quale svendevo completamente me stesso:

"Per tutta questa settimana sono solo a casa. Se ti va, un giorno potresti prendere il treno e venirmi a trovare. Fammi sapere”.

Se non altro, a quel messaggio rispose…

Gigi

venerdì 22 luglio 2011

Birdwatching, la frittata. (Dedicata a Vince)

In un commento quasi profetico, il nostro amico Vincenzo lo aveva predetto. Voleva una frittata e frittata è stata. Non ho capito se si è trattato del forte maestrale che ha imperversato per tutta l’isola o peggio degli odiosi gatti della vicina che hanno ribaltato il nido. Gatti che già odio con tutto me stesso perché sono selvatici, zozzi e martoriati. C’è quello senza zampa, quello senza coda, quello che la zampa ce l’ha ma la tiene sempre sollevata, quello con l’orecchio staccato, quello che sembra gli abbiano rovesciato addosso un litro di acido muriatico. Uno peggio dell’altro. Fossero almeno docili e simpatici. No, soffiano, ringhiano e fuggono. E sta zozza della vicina li nutre facendo crescere la colonia sotto casa. Mi piacciono gli animali, ma tenuti in un certo modo. Dare loro da mangiare così alla cazzo di cane significa radunarli tutti in un punto e aiutarli a procreare all’infinito. Si è partiti da uno e dopo due anni sono già sette o otto. Non si fa così, i gatti si sterilizzano, si vaccinano e si tengono bene. Anche se sono animali indipendenti non significa che debbano restare allo stato brado e che ci si debba limitare solamente a dare loro cibo e acqua. Anche perché poi mica sono come i cani che chiudi un recinto e restano dentro. Saltano, scavano, si arrampicano e creano disturbo. Tra l’altro sono talmente rincoglioniti che non cacciano nemmeno i topi.
Prima o poi andrò a Forum!

Intanto a voi le foto dello scempio:

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Gigi

giovedì 21 luglio 2011

La prima volta in webcam. (parte sesta)


Le giornate si stavano inesorabilmente accorciando. L’ultimo scampolo d’estate veniva bruscamente portato via dal solito maestrale che imperversando su tutta l’isola, abbassava di netto le temperature. Era tempo di rientrare a Cagliari, di prepararsi seriamente per gli esami imminenti. Le vacanze erano giunte al capolinea. Glielo feci presente una sera. Gli dissi che purtroppo non avevo né un portatile né tantomeno una connessione internet che mi avrebbe garantito di vederlo in futuro. Ad essere sincero non parve molto turbato, e quando gli chiesi il numero di cellulare, in modo che potessimo comunque sentirci, ci volle un bel po’ prima che si decidesse a scrivermelo.

Lo fece per gioco, ogni cifra rappresentava un indumento che mi sarei dovuto togliere. All’epoca mi piaceva la sua vena creativa. Pensavo avesse un’intelligenza superiore alla media dei suoi coetanei. Quasi ogni sera se ne inventava una per raggiungere sempre il solito scopo. A volte mi trovavo nudo senza neanche accorgermene. Era diventata una droga. Ogni volta che lo vedevo online mi sentivo felice. Quando il suo nome compariva in grigio pregavo che entrasse. Controllavo mille volte la lista, nel dubbio che si fosse connesso e io non mi fossi accorto. Anche quando andavo in bagno, tenevo la porta aperta per poter sentire il segnale acustico di Messenger che annunciava un nuovo ingresso tra i contatti. Quando non era lui bestemmiavo. Un po’ per la tristezza, un po’ perché non riuscivo a non completare le operazioni in corso alla velocità della luce. Qualsiasi esse fossero.

Quando quella sera si decise a darmi le ultime tre cifre avevo appena inondato il mio petto, seguito nel giro di un minuto da lui. Con le mani ancora grondanti di liquido seminale presi il telefono e terminai la composizione del numero che avevo lasciato in sospeso. Non ero sicuro che mi avesse dato il numero giusto. Provai a far partire la chiamata, una luce sul display del suo cellulare mi fece comprendere che si trattava del numero esatto. GIGI =) Optai per lo smile accanto al nome perché volevo che si differenziasse in qualche modo da tutto il resto della rubrica.

Era un ragazzo speciale, con un’intelligenza speciale, una bellezza speciale, un pisello speciale, col quale sentivo che stavo per costruire un rapporto speciale. Purtroppo presto mi accorsi che la sua unica specialità era saper fare lo stronzo.

Cagliari in autunno è diversa. E’ più triste. O forse io la vedevo così. Anche il sole sembrava più pallido, e nonostante splendesse alto nel cielo, io riuscivo a vederci solo tristezza. Il mese di Settembre è sempre stato un po’ più malinconico rispetto a tutti gli altri. Da bambino coincideva con l’inizio delle scuole, da studente universitario con l’inizio della sessione d’esame che precedeva le lezioni. E quel sole presto avrebbe lasciato spazio alle tenebre invernali. Mica come a Giugno, quando pensi solo al mare e alle vacanze.

Gli scrissi per la prima volta appena sceso dal treno. Volevo renderlo partecipe della mia vita in diretta, non in differita come fatto fino ad allora, volevo comunicargli tutta la mia malinconia, i miei stati d’animo. La sera ci si raccontava quanto fatto durante il giorno. Ma visto che avevo il suo numero, perché aspettare che fosse notte?

A quel messaggio non ricevetti nessuna risposta. E fu solo il primo di una lunga serie…

Gigi

mercoledì 20 luglio 2011

La famiglia secondo il popolo di Google.

Ogni giorno tra tv, radio, internet e giornali assistiamo impotenti al goffo tentativo di qualche pirla con evidenti deficit cognitivi, che si arroga il diritto di dare una propria definizione di famiglia. Come se la politica non avesse di meglio a cui pensare. Come se il problema più urgente dell’Italia fosse forgiare nello Zingarelli con lettere di piombo il significato di famiglia. I più recidivi restano quei gran simpaticoni di Rocco Buttiglione e Paola Binetti che ad intervalli regolari tentano di uscire dal medioevo politico nel quale sono relegati con sparate che rasentano l’omofobia. Stesso discorso per il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, impegnato attivamente nella lotta contro i manifesti Ikea. Perché saranno la rovina del mondo.
Il termine preferito resta sempre quello di “Famiglia Tradizionale”. Come se fosse il prodotto tipico di un paese, alla stregua delle famose ceramiche di Capodimonte, del vetro di Murano o della bagna cauda piemontese. Una domenica si e l’altra pure, anche quel vecchio vestito di bianco, no, non Gandalf, quell’altro che predica umiltà e vive in un lussuoso “palazzo” d’epoca, dal balcone della sua finestra, lancia strali contro le famiglie arcobaleno che poi vengono ripresi da tutte le principali agenzie di stampa. Che poi mi chiedo perché abbiano così tanto valore le parole di un anziano arteriosclerotico che l’unica dote che possiede è quella che siamo costretti a versagli in banca con l’8x1000.

Questa doverosa premessa perché pare giusto che ogni testa di minchia possa esporre la propria idea di famiglia in pubblico. Perché se è vero che la censura non è una soluzione, mi sfugge il motivo per cui tv, giornali e qualsiasi mezzo di informazione esistente in Italia, riportino le opinioni dei delinquenti succitati come qualcosa di autorevole, qualcosa del quale il popolo non può fare a meno. Io vivrei comunque bene senza conoscere le opinioni di Buttiglione & Co. Anzi vivrei pure meglio.

Detto questo, vi offro uno stralcio della famiglia secondo le chiavi di ricerca utilizzate per arrivare su Blog in Pillole. Per farci due risate sulla deficienza delle persone e perché di fronte a certi pensieri partoriti dalla mente umana, non si può far altro che ridere.

A Voi la famiglia secondo le chiavi di ricerca di Google, realmente utilizzate per accedere qui, su BloginPillole:

Chiavi di ricerca 2P.S. In mezzo c’è finito un “mi trombo una pecora”. Provate a dire che qui in Sardegna le pecore non sono animali domestici!

Gigi

martedì 19 luglio 2011

La prima volta in webcam (parte quinta)


Fu lui a fare il passo successivo. Muoveva su e giù le mani all’interno del boxer che ormai era diventato un indumento troppo ingombrante. Non lasciava liberi i suoi movimenti e impediva ai miei occhi di vederne il contenuto. Lo abbassò all’improvviso, quasi a tradimento. Mancava giusto la solita frase “mani in alto, questa è una rapina”. E’ superfluo aggiungere che preventivamente io qualcosa l’avevo già alzata.

Sudavamo, entrambi. L’atmosfera era rovente. Potevo finalmente ammirare ciò che per interminabili settimane avevo solo fortemente immaginato.
Fu come completare un puzzle da 3000 tessere. Quando finalmente inserisci l’ultima, dopo ore di duro lavoro, è estasi pura. E ancora più soddisfacente è vedere combaciare perfettamente i quattro lati del pezzo all’interno del disegno. Linee che prima risultavano spezzate, si ritrovavano libere di correre spedite sulla superficie del quadro, volti scomposti ritrovavano l’armonia, ciò che prima era caos lasciava posto all’ordine perfetto delle cose.

Vederlo lì, completamente nudo, era la tessera che mancava al nostro “rapporto”. Niente più limitazioni, virtualmente parlando.
Quando ti spogli per la prima volta per qualcuno, deve essere qualcuno di importante. Qualcuno che sia in grado di farti superare l’imbarazzo iniziale, che trasformi il freddo obbiettivo di una webcam in uno sguardo carico di desiderio. E lui in quel momento desiderava vedere di più.



Lo seguii a ruota. Entrambi eravamo nudi di fronte allo schermo del pc. Entrambi sembravamo gradire le immagini che milioni di pixel avevano composto davanti a noi. Entrambe le nostre mani impugnavano con vigore i nostri membri. Le braccia davano energiche spinte, ora verso l’alto, ora verso il basso. I muscoli del corpo si tendevano e si rilassavano. Il respiro si faceva sempre più forte.
Abbassò la cam e si sedette. Feci lo stesso. La mano sinistra toccava ovunque. Dio solo sa quanto avrei voluto averlo con me in quel momento, senza barriere virtuali, senza la presenza quasi fastidiosa del computer.

Allargò le gambe. Aveva calato l’asso di bastoni. Quello che nel tressette a perdere ti infila 11 punti. La partita entrava finalmente nel vivo. I movimenti della mano diventavano sempre più veloci. Il suo viso tradiva un piacere sempre più imminente. La testa leggermente piegata indietro. Lo guardavo, lo ammiravo, cercavo di ricordarmi ogni dettaglio di quel momento. Avevo paura che una tale scarica adrenalinica non si sarebbe mai più ripresentata. Nel mio cervello non c’era più spazio per l’immaginazione, quella era realtà. Realtà virtuale, ma comunque realtà. Un ragazzo completamente nudo e in tiro stava per esplodere di gioia proprio di fronte a me. Puntò i piedi per terra e incurvò completamente la schiena, come un arco che si tende poco prima dello scoccare della freccia.

Uno primo schizzo potente si infranse sui suoi addominali perfetti, come onde del mare sugli scogli, seguito da una serie di getti che pian piano persero d’intensità. Spasmi di piacere percorsero tutto il suo corpo, mentre anche le ultime gocce si univano in uno strano gioco scintillante a quelle di sudore che imperlavano tutto il suo corpo scolpito dagli allenamenti. Rimase seduto per un paio di minuti, mentre si ridestava dallo tsunami di piacere che pareva averlo travolto. Io stavo ancora in alto mare e alla fine quella sera, per me, si concluse con un nulla di fatto. Come un’aspirante Miss Italia qualsiasi, eliminata dal pubblico sovrano, mestamente troncai i mie sogni e deposi il mio scettro dentro i boxer. Il tressette l’aveva vinto lui, il suo asso mi aveva preso a sberle. Purtroppo solo in senso figurato.

Troppi pensieri, poca naturalezza, troppo imbarazzo per sentirmi pienamente a mio agio, poca esperienza.

Esperienza, ecco. Come avevo fatto a non accorgermi che lui ne aveva insolitamente troppa? Perché, come un pirla, gli avevo fatto condurre completamente i giochi, fino a ritrovarmi nudo di fronte a una webcam per ciò che forse per lui significava semplicemente una sega, mentre per me rappresentava l’inizio di qualcosa di più?

Esperienza che anche io riuscì ad avere, con lui, per tutte le settimane successive, fino alla prima di Settembre quando…

Gigi

lunedì 18 luglio 2011

La prima volta in webcam. (parte quarta)


“Sono appena tornato dagli allenamenti, non ho nemmeno tolto la divisa”.
"Non ci credo, fai vedere”.

Si alzò. Era vero. Sembrava si fosse rotolato nell’armadio quattro stagioni, passando dalla prima anta primaverile all’ultima invernale. Sotto i jeans aderenti, c’erano i pantaloncini della sua squadra. Quando alzò la maglietta nera per farmi vedere quella che portava sotto, un’ondata di addominali mi travolse.

"Ma cazzo, non hai caldo con tutti quei vestiti?” Cercai di spostare la conversazione su un piano prettamente fisico. Con la stessa nonchalance con la quale tempo fa, tal dei tali, chiamò in una certa questura per liberare la nipote di Mubarak.
"Dici che è il caso che mi alleggerisca un po’?” Rispose “la questura” intuendo il goffo tentativo di scavalcarla, firmando in prima persona l’espatrio dei suoi indumenti.
"Direi di si!”.

Si tolse la prima maglietta e il paio di jeans. Io già pregustavo il momento in cui uno strato di vestiti in meno mi avrebbe dato l’occasione di rimisurare ad occhio e croce il suo pisello. La serata, già bollente, si scaldava ancora di più.

"E tu che fai? Non hai caldo con la maglietta?”
"In effetti…”

La tolsi. Non so per quale motivo, ma di quel giorno ricordo perfettamente il batticuore. Una sorta di tachicardia positiva, quella che viene quando sai che stai per fare una cosa che di sicuro ti piacerà ma che allo stesso tempo ti spaventa. Come quando prepari la valigia prima di un viaggio e nel bel mezzo dell’eccitazione ti travolge, a sprazzi, l’ansia di dimenticare qualcosa a casa, di perdere l’aereo, di incontrare qualsiasi contrattempo che mandi a puttane tutto. Ma non puoi comunque fare a meno di sentirti al settimo cielo, di fantasticare, di gioire.
Anche quella era una specie di prima volta. Mi sentivo senza mezzi termini, un deficiente. Mi chiedevo che senso avesse restare nudi di fronte a un pc. E dopo? Se non avesse funzionato? Se non fossi riuscito a concludere nulla? Dopo un bel po’ di tempo dalla prima volta a letto con un uomo stavo ancora lì a pormi gli stessi identici dubbi e cercare di allontanare le stesse identiche paure. Ma per poterlo ammirare senza quei fastidiosi vestiti, ero disposto a compiere tutti questi piccoli sacrifici. Il gioco valeva la candela. Quella che aveva tra le gambe. A voler essere blasfemi, quasi un cero pasquale.

""Beh ma così non siamo pari, tu hai ancora la tua”
""Va bene…” La tolse. Senza farselo ripetere due volte. Il mio pisello aveva appena bevuto in un sorso un’intera lattina di redbull.

Prendete i pettorali del David di Michelangelo, aggiungeteci una spruzzata di peli, pochi, giusto una linea divisoria tra un pettorale e l’altro, ecco, erano quelli. Una linea che si interrompeva a metà e riprendeva appena sotto l’ombelico. Come a voler tracciare una sorta di autostrada immaginaria che avrei voluto poter percorrere con la lingua. Sono poche le cose più eccitanti di un addominale perfettamente scolpito, con quel pelo che lotta per divincolarsi dallo stretto elastico dei boxer.

"I pantaloncini ce li giochiamo a pari o dispari” Azzardai io.
"Bim Bum Bam e poi buttiamo?”
"ok, io pari, tu dispari”

Bim Bum Bam…

La sorte quella sera non era dalla mia. Tra una risata e l’altra pagai pegno. Fino a poco tempo prima, mai avrei immaginato di trovarmi quasi completamente nudo di fronte a un estraneo conosciuto in chat.
Cercai di sistemarlo per dargli un contegno. Al di là dei miei dubbi, lì sotto qualcosa s’era mosso. Vergogna e imbarazzo la facevano da padrone. Io che ho il terrore delle commesse nei negozi di vestiti che chiedono con fare indagatore di sollevare la maglietta per vedere come sta’ il pantalone appena misurato, stavo lì, mezzo nudo, davanti al pc per giunta col pisello in tiro.

Fu davvero carino quando, percependo il mio imbarazzo, decise di togliere anche i suoi pantaloncini. Lo fece piano, con un certo savoir faire, mentre io, senza nemmeno accorgermene tenevo già una mano dentro i boxer.

Con immenso stupore notai tra le pieghe del suo intimo, che il tedoforo faceva svettare alta la torcia olimpica.

A quel punto bisognava fare in fretta. Si sa, non è conveniente lasciar spegnere la fiamma, quando ancora c’è da accendere il braciere…

Gigi

domenica 17 luglio 2011

Birdwatching (aggiornamento)

Durante questa settimana si è compiuto il miracolo della deposizione delle uova. Continuo a stupirmi del luogo in cui i Verdoni hanno deciso di costruire il nido. Ogni volta che qualcuno esce di casa, volano via spaventati…Ma non è che possiamo far scavalcare agli ospiti il cancello per farli entrare dal retro…

Io tutte le volte che posso evito di entrare dall’ingresso principale. Ho anche vietato a mamma di annaffiare la pianta in vaso che contiene il nido. Ci penserò io d’ora in avanti. Intanto vi posto le foto. Alla fine le uova sono diventate 4! Sono state deposte tutte in giorni differenti, una al giorno.


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Tra l’altro ora è proprio palese che per fare stò nido mi hanno depilato il cane!

Gigi

P.S. Il racconto “la prima volta in webcam” riprenderà domani!

Non ce la farò mai!


Ma chi me l'ha fatto fare?!?!?

Mandatemi a quel paese appena riscriverò che ritornare a studiare è una cosa bellissima perchè non è proprio proprio così. Diciamo che adoro l'ambiente universitario, l'atmosfera di aiuto/complicità che si crea tra gli studenti, la giornata "tipo" spensierata (bar, lezione, studio, chiacchierata, mensa, organizzazione serata), la goliardia, ma è tutto tremendamente faticoso quando devi conciliare lavoro, vita sociale, impegni familiari e studio.

Per fine mese altro esame che dovrebbe essere l'ultimo, dico "dovrebbe" perchè è un esame con tantissime incognite con un professore burbero a cui ho già mandato un'email minatoria (ovviamente in perfetto anonimato per evitare di laurearmi nel 2040) spiegandogli che forse farebbe meglio a far pace con il cervello.

Non solo dovrei preparare l'esame con questo professore schizzofrenico, ma dovrei anche terminare la tesi, sì perchè il professore mi scrive che lui va in ferie dal 29 luglio al 3 settembre (tacci sua), io devo consegnare la tesi entro il 9 settembre in segreteria, lui ancora non ha visto una pagina della tesi, la biblioteca mi chiude tutto il mese di agosto....ergo.... io dovrei finire e consegnargli la tesi qualche giorno prima del 29 .....noooooooo... non ce la farò mai!!!!

Sinceramente avevo dimenticato che studiare provoca tutto questo stress, probabilmente l'avevo rimosso dai miei ricordi, dovrò assolutamente recarmi da Atrapalo per una seduta intensiva affinchè questi ricordi non svaniscano mai più e che non mi venga mai più in mente di ritornare sui libri. Basta!!!

Cioè poi io dico, ho un lavoro, ho millemila gorni di ferie, ho una discreta condizione finanziaria...ed invece di partirmene per mete esotiche, il mese di luglio sto buttato a casa a studiare e a scrivere una benedettissima tesi????? Sì lo so', non ditemelo, sono proprio un ..bip.. avete proprio ragione.

A presto!

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sabato 16 luglio 2011

La prima volta in webcam (parte terza)


Quella sera, pur di non uscire con gli amici, inventai un malanno qualsiasi. Una malattia dell’ultim’ora. Non sto qui a specificarvi quale, vi basti sapere che è una di quelle che “ti sorprende”. Perché così doveva essere, se fino a poche ore prima sembravo Carlo De Benedetti alla lettura della sentenza sul caso Mediatrade. Aspettai con ansia di vederlo connesso, aspettavo il comparire della finestrella in basso a destra con la sua adorabile immagine di Jigglypuff come avatar. Nel frattempo installai e provai la cam. Era perfetta.

Arrivò. Dopo un’attesa interminabile. A pensarci ora lo accolsi come un cane festante accoglie il suo padrone al rientro a casa. Non un cane da caccia o un cane da compagnia, un cane zerbino. Cosa non si fa di fronte a due pettorali da sogno e un sorriso incantevole. Lo sapeva, lo stronzo, che mi aveva fatto schiattare. Che mi aveva messo fuori gioco, che mi aveva in pugno. A posteriori, l’unico che non lo sapeva ero io.

Iniziammo come sempre con le chiacchiere innocenti. Mi parlò dei suoi allenamenti, dell’amore che nutriva per la pallavolo, della fatica che aveva fatto per poter giocare titolare. Un amore che non lo abbandonava neanche smessi i panni di schiacciatore laterale, anche a casa sovente andava in giro con la divisa della sua squadra. Quella sera infatti aveva indosso i soliti pantaloncini blu scuro, sotto un bal paio di jeans aderenti, e addirittura due magliette, nonostante il caldo soffocante. Aveva avviato la sua trasmissione. Ero già rincoglionito dal suo sguardo e dal suo sorriso quando per la prima volta in vita mia accesi la webcam.

Il momento in cui carica l’immagine è il peggiore. Dura una decina di secondi, forse quindici, che paiono moltiplicati per venti. Guardi l’altra persona, cerchi di capire quando finalmente ti può vedere, hai paura che ciò che lo aspetta non sia di suo gradimento. Il dubbio ti logora, la tensione sale. Quando tieni particolarmente a qualcuno fa la sua comparsa anche un briciolo di tachicardia. Hai paura che ciò che dovrebbe rappresentare un nuovo inizio, si riveli in realtà l’inizio della fine.

Nove, Otto, Sette. Cazzo i capelli, sistema, veloce, tra un po’ parte. Sei, Cinque. Ma è meglio tenere la maglietta o toglierla? E se questa maglietta fa cagare? Quattro, Tre. Porco Giuda, ma appena mi accorgo che mi guarda devo salutare? Ma basta un cenno con la testa? Saluto con la mano? Due, Uno. E se non gli piaccio? E se chiude dopo due secondi, mi blocca e mi cancella?

ZERO

Sorrise. Capii che mi aveva visto. Quel sorriso che in quei giorni avevo imparato ad adorare. Quel sorriso che in quei primi imbarazzantissimi minuti mi scaldò il cuore. Era imbarazzato anche lui. “Pure tu non sei male” furono le sue prime parole dopo l’avvio della trasmissione. Sentivo il suo sguardo indagatore ovunque. Mi paralizzava. “E’ la webcam che ci mette una pezza”, fu la mia risposta. Una risposta che ho riciclato per tutti gli anni a venire. Sono certo che in una debita variante è la stessa che anni dopo si è sentito riproporre anche Andrea. Ma perché è vero, se la Tv ingrassa, la cam con le giuste luci, abbellisce.

Era la prima volta che qualcuno mi guardava mentre scrivevo su Messenger. Faceva un po’ strano. La cosa più bella fu lo scoprire che le emoticon che sorridevano non erano piazzate lì ad minchiam ma corrispondevano a risate reali. Si è più scemi quando si scrive con la webcam attiva. Il sorriso è contagioso. Un po’ come quando senti al telefono per la prima volta una persona con cui hai chattato per tanto tempo. I primi minuti sono una risata continua, forse perché ridendo, pian piano si scioglie la tensione.

Non era sparito. Era ancora lì. Mi scriveva, rideva, scherzava. Era tutto come prima. Forse gli piacevo. Fisicamente di sicuro, a giudicare da ciò che di lì a poco sarebbe successo…

Gigi

venerdì 15 luglio 2011

La prima volta in webcam (parte seconda)


Ecco, in quel momento mi sentivo come l’agenzia delle entrate che fruga per la prima volta tra le carte di Lele Mora. Si insomma, un’apparizione da sedici milioni di euro. Un 5+1 al superenalotto. Quella combinazione meravigliosa di tratti somatici valeva mille volte di più di tutte le combinazioni di numeri mai date su TizianaSat.
Se non era un modello, poco ci mancava. Alto un metro e ottantacinque, abbronzato, con un sorriso da panico, due occhi di una dolcezza disarmante, un fisico perfetto. Più lo guardavo, più pensavo d’aver fatto un terno al lotto. Aveva un paio di pantaloncini blu, la metà di una divisa da pallavolo. Pettorali ben definiti, pochi peli ma nei posti giusti. Si cazzo, vi pare che MINIMO non lo facevo alzare in piedi? Un culo giuro, a cui mancava solo la parola. E che magari mi chiedesse “vuoi entrare?”.

Fu una serata fatta di provocazioni, risate, battute a senso unico che di innocente avevano ben poco. Fu una serata di caccia, di piccole briciole disseminate su un sentiero che ero certo, presto mi avrebbero condotto dritto al suo uccello. Un fagiano, a giudicare dalla piega che avevano preso i suoi pantaloncini. Più lo guardavo più restavo folgorato di fronte alla sua bellezza. In quella calda e afosa serata di Agosto, mi disse anche il suo vero nome. Un nome che in un modo o nell’altro da lì in avanti sarebbe diventato una costante per me. A volte voluta, altre volte puramente casuale. Un nome al quale per lungo tempo sono rimasto affezionato. Un nome che ancora oggi, scorrendo la rubrica del mio telefonino si può trovare. E’ rimasto sempre lì, con uno smile accanto, come lo registrai quella notte in cui, in un’occasione decisamente particolare, mi diede il suo numero.

Si chiamava Gigi.

Era spregiudicato, insistente, maiale. Aveva una sola cosa in testa e non perdeva occasione per rendermi partecipe delle sue elucubrazioni mentali-sessuali. Voleva far compiere un salto al nostro rapporto virtuale, voleva di più da quella semplice amicizia, voleva vedermi mentre parlavamo, voleva vedere le mie reazioni di fronte alle sue parole, di fronte ai suoi gesti. Era un bastardo, sapeva giocare, gli piaceva provocare e cazzo, lo sapeva fare da dio. Era semplicemente adorabile. Io già nella mia mente pianificavo futuri incontri, ringraziavo il caso che me l’aveva fatto conoscere, si può dire che mi tiravo dei segoni allucinanti pensando a lui? E diciamolo su.
Finché un giorno decise di porre fine alle mie fantasie. Lo fece in un modo che mi lasciò di stucco. Era ciò che da quando l’avevo visto la prima volta avevo sempre desiderato, ma ero ancora troppo pudico per chiederglielo. Mi disse: “procurati una cam che la prossima volta ci divertiamo insieme”.

Nonostante la timidezza che all’epoca mi impediva anche solo di scambiare foto innocenti sul web, convinto tra l’altro che sarebbero potute servire per ricattarmi alla prima occasione utile, il giorno dopo mi aggiravo tra gli scaffali di Mediaworld. Sezione dedicata alle webcam. Una Logitech da 20 euro, che all’epoca rasentava la perfezione, mi fissava con il suo occhio indagatore. Era lei, l’avevo trovata. Ero certo che avremmo fatto grandi cose insieme. Era tonda, come un’enorme biglia. Come un sasso che issato su una fionda avrebbe finalmente abbattuto quell’uccello.

E cazzo, si che l’avrebbe fatto!


Quel pacco che tenevo in mano mentre tornavo a casa, quel pacco che mi rendeva così incredibilmente felice, quel giorno rappresentava la mia chiave per il paradiso. Ciò che non sapevo è che allo stesso tempo, di lì a poco, mi avrebbe spalancato anche le porte dell’inferno.

Gigi

giovedì 14 luglio 2011

La prima volta in webcam.


Il primo bacio non si scorda mai. E’ vero, io li ricordo tutti. Si, sono stati un numero comprensibile nelle dita di due mani. Il primo in assoluto però ha quel qualcosa in più. Sarà che nel momento di euforia e confusione ho invertito un po’ i preliminari e nella foga mi sono ritrovato con un pisello in bocca. Ho avuto questo strano guizzo che mi ha fatto passare immediatamente alla seconda fase saltando la prima. Che a pensarci oggi è stato qualcosa come stirare il bucato prima di infilarlo in lavatrice. Ricordo ancora nitidamente il pensiero che mi attraversò la testa in quel momento. “Ormai son giù, tanto vale che ci resto”. Alla fine m’ero pure dimenticato, dopo aver scoperto la piacevole arte del sesso orale, che ancora non avevo provato l’ebbrezza del lingua contro lingua. Venne in soccorso il malcapitato di turno che, dopo una decina di minuti, me la ficcò in bocca con violenza. Non è stato male dai, per essere la prima.

Ricordo anche la prima sega, della quale, per chi se lo fosse perso, ho parlato qui. E ahimé, si, ricordo anche la prima sega in webcam. La prima di una lunga serie, iniziata quasi 5 anni fa e credo mai interrotta. Perché alla fine, diciamolo, la cam è un bel giocattolo erotico, sia per i single che per le coppie. Ho un’estrema difficoltà nel ricordare tutti quelli che sono passati per la mia. Potrei quasi eguagliare le 6-700 donne di Cassano. Solo che a differenza sua, non sono proprio certo che sia un vanto. Nei periodi d’oro arrivavo anche ad aprire quattro finestre con quattro persone diverse. Quando non ero fidanzato e vivevo col pisello perennemente in mano. E Messenger permetteva di visualizzare più webcam in contemporanea.

Era una sorta di stagione venatoria continua, puntavo, sparavo e spogliavo. Uccelli come se piovessero. Perché cazzo dai, diciamolo che è più eccitante poter godere di uno spettacolo live, constatare in diretta le reazioni dell’altro, poter interagire, piuttosto che dover “subire” passivamente due maschioni che si inculano in un filmetto porno.

Tra l’altro, stavo riflettendo, che è statisticamente possibile che tra i 50.000 zozzi capitati su blog in pillole, qualcuno mi abbia visto il pisello senza sapere che fossi io. Anche se pare tutti i più assidui sappiano cosa sia a malapena una webcam! Ma ora non è il caso di stare qui a disquisire su questo…volevo giusto raccontarvi della prima volta…

Lui aveva 17 anni appena compiuti, io 22. Mi scrisse lui per primo (diciamolo per la polizia postale. Anche se potrei già essere prescritto suppongo). Io non ho mai nutrito fiducia nei diciassettenni. Perché quando 17 li avevo io ero un vero stronzo e per la legge del taglione mi aspettavo che gli altri lo sarebbero stati con me. Però lui era diverso. Nel senso che era stronzo ma lo faceva bene. Ed era maledettamente sveglio ed intelligente per la sua età. Avevamo interessi simili, animali compresi. Cominciammo a sentirci ogni sera, era piena estate. Tipo che io uscivo con gli amici e a una certa inventavo una scusa improponibile per poter rientrare a casa. Mettevo la sveglia sul cellulare, lo facevo squillare e facevo intendere che mi avessero chiamato i miei. Sulla via del ritorno pregavo di trovarlo connesso. Facevo tutta la strada di corsa e quando lo trovavo lì, che mi aspettava, mi si illuminavano gli occhi. Dopo un po’ di tempo, sentii il bisogno di vederlo, di sapere chi mi faceva battere così forte il cuore, avevo bisogno di fare quel salto che permette di unire le ormai tipiche emoticon su MSN alle sue espressioni del viso. Per cui un giorno sotto mille pressioni psicologiche sempre di SUA spontanea volontà decise che era giunto il momento di avviare la trasmissione della webcam. Io purtroppo ancora non ne possedevo una…

Ma ciò che vidi mi lasciò talmente impressionato che pochi giorni dopo mi trovavo già tra gli scaffali di un negozio di elettronica…

To be continued.

Gigi

mercoledì 13 luglio 2011

Realistic Foreskin Slides. Up&Down Shaft.

Cosa conterrà questo PACCOOOOOOOO? E quando scrivo io pensate SEMPRE a qualcosa di sconcio. Infatti mi riferivo a questo pacco qua:

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Un bel vibratore da 21 cm e mezzo. Quello che v’avevo detto m’avevano regalato i miei amici simpaticoni. E sembra anche professional e ultra stimolante, a giudicare dalla faccia soddisfatta della bionda tettona che lo pubblicizza. Ma andiamo a vederlo meglio:

IMG_20110708_000754Funziona a batterie (non fornite nella confezione), ha una velocità variabile a nostro piacimento, selezionabile tramite la rotellina posta sul fondo. Le istruzioni dicono che non si può usare sotto la doccia, che è meglio lubrificarlo per bene prima di inserirlo nella vagina o nell’ano, che bisogna evitare di surriscaldarlo e che è dotato di prepuzio per donare un maggiore piacere. A tenerlo in mano sembra quasi vero, la pelle scorre e va su e giù, sotto dimostrazione pratica:

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Quando deciderò di emulare Cicciolina e le sue prodezze equine vi farò sapere se è un oggetto assolutamente indispensabile. In alternativa, sono sicuro che Barbara Gulienetti saprà ricavarci un elegantissimo candelabro.

Gigi

martedì 12 luglio 2011

Il pranzo, Forum e il sesso virtuale.


Ci sono giorni in cui malauguratamente gli eventi ti obbligano a preparare il pranzo. Stai lì due minuti a pensare quale compagnia preferisci, radio o TV? O entrambe, sintonizzandoti su MTV. Capita però che trasmettano le repliche dell’MTV day, manifestazione della quale non ti frega un beneamato cazzo. A quel punto parte lo zapping selvaggio, che per quanto mi riguarda, inspiegabilmente si ferma SEMPRE su canale 5, dove la bionda Dalla Chiesa è impegnata ad impartire spicciole lezioni di moralità tra una causa e l’altra.

Non riesco a comprendere quale arcano mistero mi tenga sintonizzato su Forum. Bastano anche 30 secondi, basta che una persona dica 4 o 5 parole che cado di fronte allo schermo come una pera cotta. E poco importa se le cause sono artefatte, se i contendenti sono attori professionisti, se di vero in quel programma non c’è nemmeno il colore dei capelli della conduttrice, io mi perdo tra i meandri della giurisprudenza.

La causa che ho seguito oggi è riassumibile in poche righe. Prendi una coppia di giovani sposi con due bambini. Gli fai acquistare una casa con 25.000 euro di caparra e spedisci il marito a lavorare in India per quasi 9 mesi, in modo da portare a casa i restanti soldi per completare l’acquisto del nido d’amore. Il marito a quel punto ha due opzioni. Ammazzarsi di seghe o tradire la moglie. Sceglie la prima opzione ma…la moglie che si autodefinisce antica e bigotta non collabora. Dite “e in che modo dovrebbe collaborare?” Spogliandosi per suo marito in webcam. Il marito a quel punto chiede di tornare a casa perché ha le sue voglie, ma la moglie risponde “stai lì che ci servono i soldi per la casa e per i bimbi. Ora, posto che mi ha sorpreso la posizione di Rita Dalla Chiesa, che ha candidamente detto che la signora in questione quasi per “dovere coniugale” deve fare la zozza in cam, voi che ne pensate?

Dico, a prescindere da questa causa, come vedete il sesso virtuale? E’ una cosa che potrebbe divertirvi? Appagarvi? Sempre nel limite del possibile ovviamente. E guai a voi se dite ovvietà tipo “preferisco quello reale!” GRAZIE AR CAZZO!
Se state pensando che queste domande NON sono assolutamente disinteressate, state pensando bene. Presto arriverà un mini racconto di vita, un po’ spinto, degno di un qualsiasi harmony, visto che siamo in estate e siamo tutti un po’ più calienti, sull’utilizzo della cam. Qui su queste pagine, stay tuned.

Ah, dimenticavo, sia santificata la webcam. Sempre sia l’ho data.

Gigi



P.S. Il tipo della foto è proprio quello della causa in questione. Ovviamente in collegamento tramite webcam dall’India.

Birdwatching (Aggiornamento)

Finalmente i verdoni hanno deposto il primo uovo. Eccolo qui:

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Ho deciso che mi piace questa vena animalesca che sta prendendo il blog. In estate ci sta’, anche il palinsesto televisivo si riempie di documentari. Quand’ero più piccolo ero “Nel regno degli animali” addicted ed era estasi pura quando partiva Superquark. Mi mancano un po’ quelle estati fatte di serate con gli amici per strada, ma solo quando le bestie in tv, il grande gioco dell’oca, il quizzone e naturalmente giochi senza frontiere me lo permettevano.

Gigi

lunedì 11 luglio 2011

Se questo è un divano…

Avete chiesto la foto del divano di cui ho parlato proprio l’altro giorno in questo post. Si Dumbo, quella roba partorita in una sessione di Paint Your Life direttamente da Barbara Gulienetti.

Prendi un vecchio materasso, lo squarci, usi tutto ciò che c’è all’interno per riempire alcuni sacconi neri della spazzatura, ci butti in mezzo un po’ di colla a caldo, sistemi tutto in modo da dare una forma vagamente rettangolare e con una sparachiodi tendi il sacco e spari, in modo che non formi pieghe. Per fare i braccioli servono due casse dello stereo. Nel caso non ne abbiate uno a portata di mano chiedetelo nella discarica della città. Saccone nero anche lì, colla a caldo e sparachiodi. Per la base potete usare una comune porta. Chi non ha una porta vecchia a casa, che è davvero un peccato buttare. Per i piedi invece vanno bene i cartoni che si trovano all’interno dei rotoloni di carta assorbente, rivestiti di carta in alluminio. Da attaccare rigorosamente con la colla a caldo.

Questo è il risultato finale:


Vi prego, NON siate clementi.

Gigi

P.S. Sbizzarritevi con le mille possibilità che offrono i sacchetti di plastica. Andrea li ha scelti rossi. Erano buste natalizie.

domenica 10 luglio 2011

Le zanzare sono tutte puttane

Pure le donne. Non ditemi che la Gregoraci stia con questo canotto ambulante solo per amore?

O che la Titti Giovannoni sposi il Brunetta mignon solo perchè è stata folgorata dal suo sguardo penetrante e dal suo ammaliante sorriso?

Pare che ora a Siena anche le donne stiano creando un partito tutto loro, quasi che nella politica non avessero mai messo piede o non fossero mai state considerate (Gelmini, Carfagna, Meloni, Santanchè, etc. etc. docet). Ora le donne scenderanno in campo come qualcuno fece tanti anni fa e sistemeranno tutto: non ci saranno più raccomandazioni, non ci saranno più interessi privati in atti pubblici, non ci saranno sorprusi dei potenti sulla povera gente, insomma un mondo diverso dove una velina sposerà un benestante venditore ambulante, dove una modella sposerà un povero quarantenne metalmeccanico. Sì perchè le donne sono dai principi sani e morali.

Ma poi perchè tutte ste carinerie verso le donne? Perchè dovrei cedere il posto sull'autobus a una donna? Ha qualche menomazione fisica? Non può stare all'impiedi come gli uomini? Se parità di sesso ci dev'essere allora che ci sia.

Questa divagazione perchè il titolo del primo ebook da me comprato su La Feltrinelli mi ha fatto pensare a loro. Torniamo dunque in tema, ho acquistato questo ebook di Beppe Tosco

"una divertentissima raccolta di sfoghi contro una serie di assurdità che tutti subiamo ogni giorno e che a volte, inconsapevolmetne, infliggiamo a chi ci sta vicino". Con mio grande stupore ci ho trovato una cosa sulla quale mi è capitato spesso di rifletterci tant'è che avevo pensato di farci un post e manco a dirlo lui (l'autore) ha trattato l'argomento nel suo libro. Vi tengo sulle spine e ve la dico un'altra volta.

Per una lettura sotto l'ombrellone ve lo consiglio spassionamente. L'ebook costa € 10,99 mentre il libro cartaceo ne costa € 16,50 (che poi su amazon si trova a € 11,55) ed è questo uno dei motivi perchè l'Italia rimarrà sempre indietro nella tecnologia. Non solo l'ebook fà risparmiare costi sulla spedizione, sull'immagazzinamento, spese di distribuzione, costi per la stampa, non solo fa risparmiare tanti alberi e tu casa editrice cosa fai? Ne disincentivi la vendita praticando una piccola differenza di sconto rispetto al libro cartaceo solo perchè hai paura di perdere il tuo potere? E' come se i monaci de Il nome della Rosa organizzino uno sciopero contro l'invenzione di Gutenberg perchè da lì a poco avrebbero perso il loro posto di lavoro. Ok, allora rimaniamo immobili, fermi così il futuro può anche andarsi a fare una passeggiata in altri paesi.

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P.S.: Un piccolo assaggio del libro “È vero che i rimedi ecologici infondono alla zanzara solo malesseri leggeri, piccoli fastidi, contrattempi: colorito brutto, brufoli, doppie punte, leggera stitichezza, piedi piatti... Ma se l’Autan normale funzionava, come mai fare l’Extreme? Oltre a uccidere le zanzare ne violenta gli orfani? Saccheggia le loro case e chiude loro i canali umanitari? Allora perché non inventare anche l’Autan Reverse, che storce loro il pungiglione e si penetrano da sole? O l’Autan Paralize, che inibisce le ali costringendole a inseguirci con le loro ridicole zampine? L’Autan Detective che indaga, segue la zanzara sospetta in bar malfamati, la raggiunge e la uccide in qualche capannone abbandonato. Oppure l’Autan Sodomy...”

C’era una volta…

Un bel coniglietto nero che zampettava felice sul pavimento di un’accogliente casetta americana.



E ora non c’è più.

Gigi

sabato 9 luglio 2011

Bird Watching (quello serio)

Qualche tempo fa mentre da perfetto casalingo sparecchiavo la tavola e sbattevo la tovaglia sul balcone, mi sono accorto di un insolito via vai di volatili. Nei giorni seguenti ho constatato che il continuo sbatter d’ali non cessava. In particolare si concentrava tra le fronde di una pianta poco più alta di me in un vaso sulla veranda. Ho provato a controllare meglio tra i rami ma non ho trovato assolutamente nulla. Dopo ancora qualche giorno, ricontrollando meglio, ho notato un nido quasi in cima alla pianta. Vuoto. Si vedeva che era appena fatto, troppo perfetto per essere rimasto lì dall’anno scorso. I volatili in questione si chiamano comunemente Verdoni (Carduelis Chloris).


Il Verdone si riproduce due volte l’anno da aprile a giugno inoltrato e produce dalle 3 alle 5 uova per ogni covata. Le uova sono bianche/beige chiazzate di marrone. Il nido costruito prevalentemente con steli d’erba e piume (ho notato però che ci sono finiti di mezzo anche i peli del mio cane) è solitamente ben nascosto tra gli alberi.

Raramente come in questo caso, il nido viene costruito su un cespuglio. Credo che quest’anomalia sia dovuta al fatto che, per sbaglio, mentre potavo l’agrifoglio del giardino ho fatto cadere un nido, con molta probabilità, della stessa coppia di verdoni. Fortunatamente era vuoto.

Purtroppo il nido è stato costruito in una zona di passaggio (altra anomalia che non mi so spiegare) e spesso mi accorgo che gli uccelli volano via disturbati. Spero non piantino baracca e burattini proprio nel periodo della cova.

I verdoni sono uccelli granivori, quindi si nutrono principalmente di semi anche se talvolta non disdegnano piccoli vermi o insetti.

Grazie alla visuale particolare che ho sul nido cercherò di seguire con voi giorno per giorno il percorso che porterà prima di tutto alla deposizione delle uova, alla cova, successivamente alla nascita dei piccoli e infine alla loro dipartita dal nido. Sperando che tutto vada nel verso giusto.

Intanto ecco alcune foto del nido appena costruito:

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  Gigi

venerdì 8 luglio 2011

Summer Bird Watching.


A chi non è mai capitato di piazzarsi per ore sul bagnasciuga, per metà immersi nelle fresche acque cristalline e per metà poggiati sui gomiti nella bianca sabbia calpestata da un’infinità di fighi pazzeschi. E’ tutto un pullulare di addominali bagnati, di costumini attillati, di pacchi dalle forme e dimensioni più strane, di fantasie sessuali. E’ un continuo spizzare senza dare nell’occhio, riempirsi di sabbia nei posti strategici in modo da non far notare le frequenti erezioni, girarsi in posizione prona per mascherare il possibile. E nel frattempo continuare a farsi male, guardando tutto quel ben di Dio che la natura a volte ha concentrato incredibilmente su una sola persona. Ti passano così davanti mori, biondi, glabri, pelosi, con fisici asciutti, pettorali ben definiti, addominali da favola, occhi chiari, occhi scuri, culi pazzeschi. Nel frattempo il cervello immagazzina ed elabora. “Tu, sei il prossimo che accompagnerà le mie polluzioni notturne”.

Che in realtà per quanto mi riguarda sono una chimera. Quando inizi a menartelo ancor prima di produrre spermatozoi, difficilmente strariperanno inondando le lenzuola. Preferisco essere responsabile in prima persona del ricambio generazionale che avviene all’interno dei miei testicoli piuttosto che relegarlo al mero contorno di un sogno a tinte porno. Anche se per la curiosità che mi contraddistingue ci ho pure provato. “Da oggi in poi, non mi faro nemmeno una sega”. Due settimane sono durato. Con i nervi a fior di pelle e un senso di insoddisfazione perenne. Avere un pisello e non usarlo è come andare a Parigi e non vedere la Tour Eiffel. Come avere la forza, la velocità e i raggi X di Clark Kent e non impiegarli per salvare il mondo. O guardare attraverso i vestiti della gente. Come possedere tre canali televisivi e non spalmarci sopra giorno e notte i propri interessi.



Ma alla fine lo sapevo che sarei finito a parlare di uccelli in un senso che proprio in questo post non doveva entrarci un cazzo. Infatti volevo fare il simpatico, fottervi dicendo “avete visto? ho messo un titolo un po’ porco ma in realtà volevo parlare d’altro”. VOLEVO. Beh a sto’ punto lo farò domani! Sperando che il sole, il mare, e gli uccelli non mi distraggano più dai presunti obiettivi didattici dei miei post.

Gigi

giovedì 7 luglio 2011

La casa.


Che non ha nulla a che fare col film horror datato 1981 di Sam Raimi. Almeno non dal punto di vista di Andrea. Io più di un’obiezione l’ho sollevata. Anche a me, da fuori, sembrava una casa normale. Lui dice che ha scoperto il mondo dei colori guardando Real Time. Io una volta, su Real Time, ho guardato Paint Your Life e ho capito molte cose. Le ha capite pure mia nonna che viaggia sull’ottantina. Ci vuole un bel coraggio a spacciare certe cianfrusaglie per opere d’arte. No ma dico, se un lampadario si trova tra i rifiuti, ma perché non lasciarlo lì? Ma che male ha fatto? Perché subire anche l’umiliazione di una decorazione di pessimo gusto? Tanto nella spazzatura ci finisce in ogni caso.

Ma il fatto più inquietante è che nonostante considerassi terribile ogni singolo oggetto creato in quel laboratorio malefico, non sono riuscito a spegnere la tv prima della fine della trasmissione. Perché dovevo vedere fino a che punto si poteva superare il limite del kitsch. Tra l’altro nella puntata che ho visto, la sorridente e ingegnosa Barbarba Gulienetti, ricopriva i cassetti di un mobile con una fila incredibile di matite. Ora dico io, ma piuttosto che sputtanare uno stipendio in matite, che si ok, se hai 12 anni è anche carino l’accostamento “studio-matite”, ma cazzo, ma non fai prima ad andare all’Ikea e con 24 euro comprare una cassettiera Rast?



Comunque tutto questo discorso per farvi capire che nel discorso casa, io sono un telespettatore medio. Andrea è il clone del Belzebù dell’arredamento. Il braccio destro di Lucifero. Le nostre preferenze cozzano come Minzolini e la libera informazione, come Vasco Rossi e le vere rockstar, come Martina Stavolo e Maria De Filippi.
Io sono per i colori pastello, per la modernità non ostentata, per il bianco candido. Nooo, lui no. E infatti ha dipinto una parete di grigio, ha fatto montare una cucina grigia, (che a me sembra marrone) con un tavolo futuristico in vetro e acciaio e ha comprato un divano rosso fiammante. Giuro, se le altre cose hanno un senso riconducibile al proprio gusto personale, il divano un senso non ce l’ha. Roba che se chiami la suddetta Barbara Gulienetti è capace pure di migliorarlo. Magari le matite a stò giro le avrei messe sotto i cuscini, in modo che mentre lo provava si fosse punto il culo svegliandosi dal torpore che ha contribuito a farglielo acquistare.

Io l’ho soprannominato Dumbo. Quelli che dovrebbero essere due braccioli, sembrano in realtà due enormi orecchie. Se credete che stia esagerando, non sto’ dicendo nemmeno la metà delle cose che gli ho detto quando ho visto quel divano. La cosa che mi ha fatto più sorridere è che gli ho chiesto “ma a tua mamma piaceva?” Risposta “no, non piace a nessuno”. Ma cazzo amore mio, ci sarà un motivo se non piaceva a nessuno e se godeva di un buono sconto. Roba che quando l’hanno dato via, in negozio hanno stampato lo champagne delle grandi occasioni. Tempo tre mesi e glielo tiravano in testa, perché occupava spazio in magazzino.

Da tutto questo, cosa abbiamo dedotto? Che chi ancora non fosse stato risucchiato dalle trasmissioni di Real Time è meglio che ne stia alla larga perché nuoce gravemente alla vita di coppia.

Gigi

mercoledì 6 luglio 2011

L’amour toujours.


Quello c’è sempre. Anzi, proprio recentemente ha compiuto il suo secondo anno di vita. Nonostante tutto, restiamo un po’ sfigati. Una questione molto grave ha fatto si che i progetti, proprio nell’apice della risoluzione, subissero un brusco arresto. O meglio, che venissero rimandati a data da destinarsi. A metà maggio sarei dovuto diventare già cittadino del nord. Sempre perché sono un po’ pirla. Il nord da metà maggio in poi si riversa in Sardegna, io no, dalla Sardegna mi sarei catapultato al nord quasi in piena estate. Che poi alla fine poco conta. Non sono ancora riuscito ad andare una volta al mare. Sempre per la solita questione del “chi ha il pane non hai denti” e viceversa. A me il mare non fa impazzire, sarà che son 25 anni che vedo solo quello. Preferisco la montagna e soprattutto la neve. Dove tra l’altro non bisogna fare i conti con le fastidiosissime zanzare. Si ma che poi avete ragione pure voi, ne riparleremo quando mi sarà definitivamente stabilito su al nord, quando mi mancheranno le spiagge sarde, l’affetto familiare, il maiale arrosto, i formaggi, la salsiccia e il salame. Di quello non mi potrei mai stancare, anche se presumo ne vedrò in quantità industriali. E in ogni dove.

Certo, un bel po’ di cose sono cambiate nel frattempo. Siamo tornati nel mondo reale. Che non vuol dire che l’amore è diminuito. E’ solo un po’ meno accecante di prima e ci rende possibile scovare e analizzare i difetti l’uno dell’altro. Perché tipo fino all’anno scorso pensavo che lui non ne avesse. A parte russare come un maiale. Ma era figo pure quello. Tipo “che tenero l’amore mio mentre dorme beato”. No ora è “se non smette di russare gli tiro un calcione”. Ma sempre in maniera bonaria.

Ci vediamo sempre troppo poco rispetto a quanto vorremmo. Purtroppo anche questo è rimasto uguale. E’ diventato più geloso, quasi quanto me, che prenderei a pedate l’infinita fila di persone alle quali, caritatevolmente, si è concesso. E lo sottolineo pure, CARITATEVOLMENTE. Perché purché tirasse fuori l’uccello dai boxer ci passava chiunque. Rare sono le eccezioni. Tipo il suo migliore amico che due botte…però bon, non è più su piazza.

E anche stà cosa non è cambiata, che mi diverto ad infilare il dito nella piaga sulle sue conquiste amorose sessuali svuotacoglioni, perché sono gelosoooooo del passato. Però piano piano stiamo crescendo insieme, supportandoci e sopportandoci ogni santo giorno, nonostante la distanza e le palle strabordanti. Ora attendiamo le sue ferie per cercare di vederci e l’autunno per ripartire con i progetti che a malincuore abbiamo rimandato.

Gigi

martedì 5 luglio 2011

Non mi dimetto da dottore.


Tipo che non ricordo nemmeno se v’ho detto che finalmente mi sono laureato. Un’esperienza bruttissima, se devo essere sincero. Da non ripetere assolutamente. Non credo d’aver mai provato tanta tensione in vita mia. Quando si sono spalancati i portoni dell’aula magna ed è stato fatto il mio nome volevo piangere. Giuro. Uno dice “cazzo, in quel momento tutto è in discesa, ormai non puoi sfuggire al tuo destino, non ha senso disperarsi”. No, io stavo per piangere. C’è stata una frazione di secondo in cui ero proprio convinto mi sarebbero sgorgate le lacrime.

E questo perché? Perché ovviamente non potevo esimermi proprio l’ultimo giorno dalla condotta di studente testa di cazzo. Sono riuscito a rispettare tutte le scadenze, ho avuto due settimane piene, 14 giorni totali per rivedere 40 pagine di merda scritte da me e secondo voi, quando le ho studiate? Si, esatto, gli ultimi 3 giorni. Perché sono un pirla e ovviamente non mi andava di andare preparato completamente una volta nella vita a un esame. Non sia mai che mi si rovini il curriculum.



Ho avuto la fortuna di aver trovato un professore molto in gamba, che non ha preteso troppo lavoro (mi ha ridotto la bibliografia a 3 libri, su una quindicina presentati) e soprattutto mi ha guidato sapientemente durante tutto il colloquio e ho scoperto in seguito, si è battuto per farmi avere il punteggio massimo. Ci siamo anche trovati su diversi modi di pensare, di impostare il lavoro, con buona pace dei poveretti che andavano al ricevimento e che dovevano aspettare anche un’ora, prima che le nostre chiacchierate avessero fine. E un po’ mi son stupito, perché il giorno in cui gli ho chiesto la tesi non era finita tanto bene. M’aveva cazziato perché non sapevo che si manifestava contro la riforma Gelmini. Cazziatone doppio quando gli ho comunicato che non sarei potuto andare.



A parte queste divagazioni, quando ho finito, volevo solo ridere. E infatti ridevo, come un deficiente, mentre amici e parenti si congratulavano. Mica ho capito poi, perché per la laurea di mia sorella piangevano tutti, per la mia facevano i buffoni. I miei amici simpaticoni avevano delle trombe da stadio. Hanno fatto un casino nero, infatti dopo la proclamazione ci hanno cacciato quasi a pedate. E che cazzo, questi professori con poco senso dell’humor e poco inclini al divertimento.

I soliti amici simpaticoni, per non smentirsi, tra le altre cose, mi hanno regalato un bel vibratore. Ad essere sincero fa un po’ senso. Cioè, è bello, lungo, duro, sembra quasi vero. Si può addirittura scapellare perché ha la finta pelle mobile. Dev’essere super tecnologico, ha pure tante velocità di vibrazione. Non fosse di dimensioni equine ci avrei pure fatto un giro. Invece ora giace in un cassetto, sotto pile di scartoffie sperando che a mia madre mai venga in mente di frugare lì.

Che poi come lo giustifico?

Gigi

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