sabato 16 gennaio 2010

Capodanno 2010

Mi rendo conto che parlare di capodanno praticamente a Pasqua dell’anno dopo non è proprio il massimo, ma io e il tempismo siamo come Marta Flavi e Maurizio Costanzo. Vecchi e obesi? No bastava pure divorziati. Butto comunque giù due righe sulle vacanze “”appena”” finite e organizzate praticamente in due giorni. Il piano A prevedeva quasi una settimana a Cagliari, in un appartamento completamente libero, con Andrea. Roba che stavo già testando lavatrice e tavolo con opportuni pesi da 56 chilogrammi. Piano messo su ben TRENTA giorni prima ma inesorabilmente naufragato per altri fattori a pochi giorni dalla data di partenza. Dopo 24 ore di smarrimento siamo passati al piano B. Quasi 5 giorni a Venezia, con alcune amiche di Andrea alle quali ci siamo aggregati all’ultimissimo. A parte la solita ansia pre-partenza, dovuta soprattutto al fatto di viaggiare per l’ennesima volta all’insaputa dei miei, con in più la paura di perdere il volo (sveglia alle quattro di mattina) sommata al terrore di contrarre la suina (che mi faceva bestemmiare ogni qualvolta qualcuno starnutiva) è andato tutto meglio di quanto mi potessi aspettare.

Sono atterrato a Bergamo alle 8 di mattina accolto al mio arrivo dagli orsi polari di Licia Colò, soli, visto che mò pare se la faccia con un Koala e da tre o quattro pernici delle nevi. Ci tengo a precisare che a Cagliari alle 5 di mattina c’erano 14 gradi causa scirocco e lì al Nord credo ci aggirassimo attorno allo zero. Dopo il consueto saluto alle hostess low cost della ryanair, il viaggio in navetta verso orio al serio, (dov
e c’era sta troiona che si lamentava del fatto di esser stata sbattuta in mezzo al volgo nonostante avesse la fantomatica Priority, manco fosse finita in un carro bestiame.) e il fatidico momento dell’apertura delle porte scorrevoli individuo Andrea tra la folla, gli ficco la lingua in bocca e lo attacco al primo muro disponibile. No rewind, già non posso, troppa gente. Saluto casto, si sale in macchina e si parte alla volta di Venezia.

Non so se a voi capita, cioè presumo capiti a tutti, anzi dopo intere puntate di Loveline con quella porcona della Raznovich e quel maiale di Filippo Nardi SO che capita a tutti, la mattina è sempre duro. E non parlo del pane della
sera prima, per intenderci. Avendo degli orari più o meno prestabiliti, quando sgarro mi scatta l’ormone nei posti più impensabili. Tutta sta premessa inutile per dire che dopo un’oretta di viaggio avevo già la mano che metteva la sesta sul sedile di fianco e sentivo che col mio si arrivava addirittura alla settima, con annesso salto del bottone del pantalone. E giuro che non scherzo, ho dovuto stringere di un buco la cinta per non restare in boxer per strada dato che al Nord pare non abbiano imparato a sbottonare i pantaloni. Ogni tanto mi chiedevo se tipo da un camion riuscissero a vedere qualcosa, l’interrogativo più grande me lo son posto passando di fianco ad un pullman strapieno di arzilli vecchietti credo. Ma lì forse avevamo già concluso.

Anyway, arriviamo in hotel in un paesino vicino Venezia, devo ammettere un pò stanchi e assonati e cedendo a quell’insano richiamo del letto ci lanciamo sopra e dormiamo…coff…miamo…amo…sco…ff. Usciamo sul tardi e ci incontriamo con gli altri di fronte alla stazione. Presentazioni di rito e via verso la casa nella quale festeggeremo. Siamo in sette, tutte persone veramente carine e simpatiche con le quali non ho tardato a sentirmi a mio agio. Menzione speciale al gattino della padrona
di casa che mi ha fatto letteralmente MORIRE per quattro giorni. Morire dalle risate? No, dagli starnuti e dal mal di gola….e anche un pò dalla paura. Ho il terrore dei gatti e mi sono scoperto assurdamente allergico. Quella bestia era una vera e propria arma biologica dotata di artigli, scalava letteralmente le persone e si arrampicava fino al collo, adagiandosi comodamente sulle spalle. Mi vien da starnutire solo a ripensarci. Dopo cena, infiliamo gli stivaloni militarizzati made in China e ci rechiamo in piazza. I canali sono un tutt’uno con la strada. Credo d’esser rimasto per tipo cinque minuti a bocca aperta dicendo “che figata che figata” mentre provavo la gioia di immergere i piedi nelle “limpide” acque Veneziane, pensando a quando mia madre, sbraitando come Solange alle prese col primo capello bianco, mi urlava dietro “Non passare sull’acquaaaaaaaaaaaaa!” Manco fossi Gesù Cristo. Con una punta di soddisfazione e di orgoglio lì in quella zozzeria ci sguazzavo e ci sbattevo i piedi. In piazza San Marco l’acqua arrivava fin quasi alla fine degli stivaloni trash dei quali potete vedere una diapositiva. In perfetto pastore sardo style mi sentivo proprio a mio agio mentre camminavo nell’acqua lurida. Ma era tutto così incredibilmente romantico…



Il giorno dopo decidiamo di andare a pranzo al Mc (l’unico posto aperto anche alle 17) e poco prima di uscire la tizia della portineria, diversa da quella presente il giorno precedente ci chiede il numero della nostra stanza. Rispondiamo gentilmente, al che lei ci guarda mortificata dicendo “Nooo ragazzi…mi dispiace…mannaggia quella è una camera matrimoniale…potevate dirlo e vi avremmo cambiati di stanza…poi quel materasso non si può nemmeno dividere…”. A me stava per scappare una risata, mentre Andrea rispondeva “non si preoccupi, non fa nulla, non c’è nessun problema”. Dopo cena capatina al Casinò di Venezia. Prima volta per me, costo del biglietto 10 euro che poi venivano restituiti sotto forma di buono da giocare alle slot. Ovviamente io non ho vinto nulla però una ragazza dei nostri ha sbancato portando a casa 150 euro che poi ha gentilmente diviso tra tutti. Una signora seduta sempre alla solita slot giocava bigliettoni da 50 come se fossero stati mille lire…in mezz’ora aveva già buttato mille euro.



Terzo giorno dedicato interamente a fare i perfetti turisti per tutta Venezia con due ragazzi del posto. Ne approfittiamo per andare a vedere una mostra di dipinti, che conteneva anche il famosissimo Uomo Vitruviano di Leonardo, the original one. Nella mia mente malata mi aspettavo fosse una roba enorme, grande quanto una parete. ("Una roba". Leonardo, i suoi allievi, gli illuminati e pure il nostro Davide si son rigirati nella tomba. Forse Davide ancora no, ma se avesse potuto...) Avendo visto mille volte il poster di Homer Simpson in quella posizione poi, mi aspettavo che fosse all’altezza di quella fantastica rivisitazione. In realtà è stata una delusione immensa scoprire che aveva le dimensioni simili a un foglio A4, forse meno. Ah già, ovviamente come da tradizione mi sono fermato anche al cesso. Dopo la tappa al Louvre nella quale ho cagato in testa alla Gioconda mi sembrava troppo maschilista non farla anche sull’uomo di Vitruvio. Fantastico dopo cena poi passato a ridere, divertirci e scherzare attorno al tavolo, con un pò di birre, alcuni dolci del posto e un mazzo di carte.



Per il quarto giorno abbiamo salutato gli amici che son stati veramente gentilissimi con noi e abbiamo deciso di ripiegare su Bergamo, per esser vicini all’aeroporto. Passeggiata nella città bassa suppongo e resto del tempo passato a recuperare un pò di arretrati….e preventivamente recuperare pure quelli futuri. La mattina seguente si è consumato l’ormai solito dramma…lacrime a fiotti, tentativi maldestri di consolarci a vicenda, ipotesi sulle date future nelle quali vederci, progetti…fino alle 15, ora del mio check in…



Inutile dire quanto sia triste quel momento. Quando ci abbracciamo e tentiamo di trattenere le lacrime per cercare di salutarci con un sorriso. Quando si aprono nuovamente le porte scorrevoli e penso che dietro non ci sarà lui ad aspettarmi. Quando lo immagino mettere in moto la macchina e andare in una direzione diametralmente opposta alla mia. Quando aspetto il suo primo messaggio. Quello che inesorabilmente, tra la gioia e la felicità per le parole che contiene, mi rende incredibilmente triste e malinconico. E’ il primo di una lunga serie che non so mai quando verrà interrotta…



Grazie, amore…



Giò

3 commenti:

-IlDave- 18 gennaio 2010 alle ore 19:44  

Grazie per la tomba ma ancora sto vivo e vegeto. Cmq credo mi ci sarei rigirato. La portinaia mi ha fatto molto ridere.
Ma...una domandina....cos'è successo in macchina all'andata? non credo di avere ben compreso la faccenda dei camionisti e delle vecchine sugli autobus!

Anonimo 18 gennaio 2010 alle ore 22:39  

C'è un passaggio off limits x i minorenni: spero non leggano!
Però la prossima volta noleggia un'auto con cambio automatico :P
A proposito di Venezia....hai assaggiato i "bigoli in salsa"? Non è un piatto erotico eehhhhhhh

Gigi 19 gennaio 2010 alle ore 15:41  

eh no manu...l'unica cosa tipica che ho mangiato sono i dolci...

Di bigolo me ne basta uno, x ora!

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